di Daniela De Robert
Il 30 marzo, con incredibile tempismo, il Direttore Generale della Rai Gubitosi ha comunicato che l’Azienda di servizio pubblico non trasmetterà più i video dell’Isis. Non bisogna fare da cassa di risonanza del terrorismo. Ci ha messo un po’ di tempo, ma alla fine il DG ha partorito la sua irrevocabile decisione.
Peccato che nel frattempo, in ordine sparso e senza una linea condivisa, le testate Rai – chi più, chi meno – a quella conclusione fossero già giunte. E peccato anche che in altri paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, quei video propagandistici non siano mai andati in onda, proprio perché propagandistici. Proprio perché moderne veline della guerra 2.0.
Durante il rapimento Moro fu il governo a mettere un freno alla pubblicazione dei comunicati delle BR. Anche quella volta per non dare voce alla violenza e al terrorismo, anche se di casa nostra.
Ma il DG Gubitosi forse ha bisogno di tempo per prendere decisioni. Di certo non per confrontarsi e per dialogare, come dimostra la strada della sua cosiddetta riforma dell’informazione Rai, quella che lascia fuori tutta l’informazione fatta dai programmi di rete dalla mattina presto alla sera tardi.
Ci chiediamo se ci vorrà tanto tempo anche per rendersi conto che è arrivata Periscope, la nuova App per video live streaming di twitter. Una rivoluzione della comunicazione audiovisiva, un mezzo più che agile per collegarsi in diretta con il mondo.
Ma l’azienda di servizio pubblico ancora non ha un suo sito di informazione, visto che quello di rainews da’ voce sostanzialmente solo alla propria informazione, lasciando fuori tutte le altre testate sorelle; ancora non ha un piano che tenga conto dei social media (non certo il piano approvato dal CdA che si occupa solo di TV, come se fossimo negli anni ’80); ancora non si è accorta che la modalità di fruizione dei media è profondamente cambiata e al televisore spesso si arriva proprio passando per i social media.
Se ne è già accorta invece La Stampa che l’ha usata per raccontare l’attesa degli azzurri da parte dei tifosi davanti all’albergo. “Non abbiamo voluto perdere l’occasione di testare un mezzo nuovo” ha scritto il direttore Mario Calabresi.
La Rai invece l’occasione la sta perdendo ancora una volta.
Così come il Governo rischia di perdere l’occasione di una riforma vera della governance che restituisca autonomia alla Rai, proponendo nuovi criteri di nomina che sanno veramente di vecchio.
Ma un’azienda culturale che non sa stare al passo con i tempi, anzi magari qualche passo avanti, è destinata a estinguersi. E un’informazione libera controllata da partiti, governi e lobby è solo un ossimoro.