Invisibili a Mezzogiorno. Dalla Sicilia alla Calabria alla Puglia sino alla Campania e in Sardegna. Nella luce della società 2.0 non si vedono. Perché vivono a sud di ogni sud. Eccoli i giovani cronisti di periferia. Che sognano un futuro da professionisti.
Intanto vivono (?) a 10 euro al pezzo, lavorano in condizioni precarie e spesso rischiano di finire nel mirino delle mafie. Sono i nuovi “eroi” dell’informazione. Che ogni giorno offrono a comunità locali spesso distratte da una crisi che tutto e tutti travolge, notizie di cronaca, politica, economia, sport. Ancora più spesso, sono costretti a “tradire” la passione del giornalismo: esigenze di sopravvivenza.
E allora accettano lavori precari in altri settori senza smettere di raccogliere notizie, raccontare, denunciare. Rischiano questi giovani colleghi. Ecco doppio, tripli, quadrupli lavori. Ogni giorno.
Dietro l’angolo, non solo un pericolo dai tanti, troppi volti ma anche la beffa. Dopo una vita trascorsa tra mattinali di questure, pronti soccorsi e consigli comunali, si ritrovano sposati, genitori e forse anche nonni, senza avere mai avuto un contratto di assunzione regolare, senza aver mai beneficiato degli onori di un grande gruppo editoriale.
Eppure, non mollano questi cronisti. Insistono. Sono “cape toste”. Non smettono di scrivere. E di sognare un sud diverso. Perché hanno la schiena dritta. E non si piegano al ricatto delle mafie.
Massimiliano Melilli, RaiNews24