Lettera aperta alle istituzioni
Da settimane ormai è in atto un violento attacco nei confronti della Rai.
L’imminente scadenza della Concessione ha innescato un dibattito intorno al ruolo del Servizio pubblico, tutto volto a dimostrare l’inadeguatezza dell’attuale assetto e aprire così la strada a soluzioni alternative.
Si è insomma creata una evidente convergenza di interessi economici ed editoriali che punta alla privatizzazione della Rai, alla svendita di singoli pezzi, con l’obiettivo finale della Concessione di Servizio pubblico del 2016.
Dopo lo studio di Mediobanca che ha provato a fissare il prezzo, ora dalle colonne di Affari&Finanza si punta dritti alle sedi regionali. I territori sono uno dei patrimoni principali di qualunque Servizio pubblico, l’informazione di prossimità con i cittadini. Ridurre tutto a mera questione di costi, non racconta la verità. Pur nel rispetto della sostenibilità economica, bisogna chiarire che l’obiettivo di un Servizio pubblico è fare non “utili economici” ma “utilità sociale”: ecco perché è incompatibile con l’affidamento a una azienda privata. Ipotizzare quindi l’assegnazione della Concessione a un network privato appare solo come la volontà di risolvere difficoltà economiche imprenditoriali a carico dello Stato.
Che l’attacco sia strumentale è dimostrato dal fatto che invece nulla si dice sulle ragioni che hanno portato la Rai nell’attuale stato e che non le hanno permesso di svolgere al meglio la propria missione. In cima a tutto, una legge di governance che consente a partiti e governi una invasività totale. Poi l’assenza di una legge sui conflitti di interesse che – ad esempio – permette al proprietario di una tv privata locale concorrente di essere componente della Commissione parlamentare di Vigilanza. Una evasione del canone che crea una voragine in bilancio da 500-600 milioni di euro l’anno.
Insomma se si vuole affrontare seriamente il tema del Servizio pubblico è necessario partire dalle cause della malattia, non dagli effetti.
E’ quello che da mesi l’Usigrai chiede. E lo ha fatto proponendo anche alcune riforme urgenti riassunte nell’#AgendaRai. Oggi più che mai rilanciamo quelle riforme. Ecco perché ci rivolgiamo con questa lettera aperta alle istituzioni: ai Presidenti delle Camere, al Governo, alle Commissioni parlamentari competenti, ai gruppi parlamentari. A tutti chiediamo un incontro urgente per portare le nostre idee.
L’Usigrai non vuole conservare l’esistente. Ma riformare. In maniera radicale. Ed e’ quello che sta facendo chiedendo una profonda riorganizzazione aziendale.
Noi siamo pronti alla sfida, ma questa volta ognuno deve fare la propria parte. Il parlamento legiferi in maniera da restituire alla Rai l’indipendenza, l’autonomia e la libertà necessarie a una gestione efficiente dell’azienda, che così può contribuire alla crescita del Paese.
L’Usigrai metterà in campo tutte le forze disponibili a garantire riforme per assicurare costi sostenibili. Ricordando che l’obiettivo prioritario del Servizio pubblico è fornire un prodotto di qualità a tutela degli unici veri proprietari della Rai: i cittadini.
L’Esecutivo Usigrai