L’uscita di scena dell’Ad della Rai che oggi ha dato le dimissioni chiude una farsa che va avanti da mesi sulla volontà del governo di cambiare i vertici dell’azienda per una presunta assenza di pluralismo richiamata anche nelle dichiarazioni di diversi esponenti della maggioranza.
Se qualcuno ha ancora a cuore pluralismo, indipendenza e autonomia del servizio pubblico dovrebbe di corsa fare una riforma della legge di nomina dei vertici che svincoli la dirigenza aziendale dal controllo di partiti e governi.
Quello che abbiamo visto fino ad ora è invece una “sostituzione tattica” messa in atto prima bloccando l’azienda sui capitoli principali per la sua sopravvivenza – contratto di Servizio, definizione delle risorse e piano industriale – e poi con un decreto in grado di agevolare l’uscita di scena di un Ad che sembrava arroccato a viale Mazzini con il solo scopo di tenere il posto.
Oggi le dichiarazioni di Fuortes smentiscono che il suo futuro possa essere oggetto di trattativa e legano le decisioni del suo passo indietro al non poter accettare compromessi su cambiamenti di linea editoriale che non considera nell’interesse della Rai.
Si tratta di dichiarazioni che, se confermate, evidenziano una modalità di controllo sulla Rai che si esercita da anni e in misura maggiore dall’entrata in vigore della legge Renzi che ha di fatto messo nelle mani del governo il servizio pubblico radiotelevisivo.
Al sindacato dei giornalisti Rai le dichiarazioni di Fuortes così non bastano e per questo l’Usigrai chiede di sapere se queste pressioni contrarie all’interesse della Rai ci sono state e da parte di chi; sarebbe un primo passo per far cadere quel velo di pudore che da anni nasconde, sempre peggio, l’occupazione della Rai.
A chi arriverà, prima di occupare caselle, l’invito a garantire livelli occupazionali e un progetto in grado non tanto di cambiare la narrazione del Paese ma il futuro dell’azienda, in modo che nessuno possa avanzare ad ogni cambio di maggioranza la legittimità di far propria la Rai che è invece di tutti i cittadini.
Esecutivo Usigrai