Per vincere le sfide servono idee editoriali, strategie innovative, investimenti e risorse sul prodotto.
Tutti ingredienti che il Dg della Rai in questi anni di suo mandato ha negato.
Del resto il Direttore Generale ci ha abituati a slogan senza contenuti.
Il merito? Siamo d’accordo con lui. Ma dica come intende riconoscerlo.
Anche perché fino a ora le uniche proposte per introdurre meritocrazia sono quelle fatte da noi, dal sindacato.
Lui era, ed è tuttora, impegnato a cercare risorse esterne da contrattualizzare con i soldi dei cittadini, e ignorando del tutto i meriti dei giornalisti della Rai.
Sul Contratto giornalistico l’Usigrai ha presentato una piattaforma innovativa e riformatrice. Ci auguriamo che su questo il Dg voglia un confronto serio e rapido.
Non come sulla riorganizzazione aziendale dove, di fronte alla proposta Usigrai, il capo azienda accampa scuse per evitare il tavolo sindacale, avendo come unico obiettivo l’assegnazione di poltrone e non la realizzazione di un progetto che rinnovi e valorizzi l’informazione.
Quella del Dg della Rai è una provocazione, e un insulto alla verità dei fatti.
Il Dg parla di merito e prodotto? E allora andiamo al pratico.
2 mesi fa 2 colleghi Rai chiesero di andare in trasferta in Libia per una intervista in esclusiva al generale Haftar.
La Rai negò l’autorizzazione accampando motivazioni di sicurezza, anche se i colleghi avanzarono ampie rassicurazioni al riguardo.
Oggi, dopo 2 mesi, quella intervista va in onda in Rai ma effettuata da un collaboratore esterno.
È questo il merito di cui parla il Dg?
Sono questi gli investimenti sul prodotto?
E questi anche i risparmi del Dg?
Come abbiamo denunciato in Commissione di Vigilanza mercoledì scorso, siamo ormai alla esternalizzazione della figura dell’inviato. Prima di parlare di sfide da vincere, il Dg dica a beneficio di chi e di cosa permette episodi gravi come questi.
L’Esecutivo Usigrai