L’ assemblea dei CdR e dei fiduciari delle giornaliste e dei giornalisti della Rai riunita ad Assisi, ritiene gravissima la situazione in cui questo vertice aziendale (Direttore Generale, Consiglio d’Amministrazione e Presidente) in maniera irresponsabile sta facendo precipitare la Rai Servizio Pubblico.
Una deriva che, oggi più che mai, chiama in causa anche la responsabilità e il ruolo degli azionisti. I quali non possono limitarsi a essere spettatori, ma hanno il dovere di intervenire per assicurare una guida sicura e stabile alla Rai, in grado di riformare l’azienda, partendo dal confronto e l’ascolto di chi ogni giorno è impegnato sul campo.
Dopo 22 mesi di immobilismo non sono stati in grado di approvare un progetto di riforma dell’informazione, anzi: in un periodo che copre i due terzi del loro mandato, ne hanno affossati, prima ancora di discuterli, ben tre (il piano Gubitosi-Rizzo Nervo-Fiorespino, il piano Verdelli, il piano Campo Dall’Orto). E questo a causa di guerre interne che nulla hanno a che fare con l’interesse del servizio pubblico. Un vertice che da quando è entrato in carica non è stato nemmeno in grado di presentare una piattaforma contrattuale concreta e credibile sulla quale aprire il confronto.
Per non parlare del ritardo, che rischia di diventare irrecuperabile, che l’informazione della Rai sta accumulando sulle piattaforme web e social, che per molti utenti rappresentano ormai l’unica fonte d’informazione.
Noi, giornaliste e giornalisti della Rai, abbiamo sempre dichiarato di essere pronti a discutere di riforme, di contratto, di web. Lo dimostra il fatto che, in assenza di un progetto aziendale varato dal Cda, il sindacato si è assunto la responsabilità di avviare la sperimentazione sul web e i social nelle redazioni regionali. Questo testimonia la nostra volontà riformatrice di fronte allo stallo dell’azienda che alimenta invece la conservazione e l’immobilismo. Il conflitto a cui assistiamo si sta giocando sulla pelle della rai, dei suoi dipendenti, dei cittadini e del loro diritto ad essere informati. Mentre noi siamo stati da subito pronti al confronto, l’interlocutore si è dimostrato inadeguato, lento, assente non in grado di guidare una qualsiasi azienda figuriamoci quella di servizio pubblico. Vertici, nessuno escluso, che non sono all’altezza delle sfide che oggi richiedono un urgente cambio di passo. Da questo fallimento, per senso di responsabilità, l’intero gruppo dirigente, dal Direttore Generale, al Presidente, al Consiglio di Amministrazione, dovrebbe trarre immediatamente le conseguenze e dimettersi.
Questo è uno stallo che la Rai non può permettersi, che il nostro paese non può permettersi, che noi giornalisti e giornaliste non possiamo permetterci: a rischio è la libertà d’informazione di cui il servizio pubblico è e deve essere spina dorsale.
Per questo diamo mandato all’esecutivo Usigrai di proclamare un giorno di sciopero l’8 giugno insieme alle sigle che rappresentano gli altri lavoratori e lavoratrici della Rai. Perché l’azienda è una sola e tutti i dipendenti sono compatti e uniti nel pretendere una classe dirigente responsabile e competente, svincolata dai partiti e che abbia una capacità decisionale di lungo periodo.
Per questo noi giornalisti Rai torniamo a chiedere con forza e urgenza la necessità di una legge che assicuri alla Rai una governance indipendente e libera da ogni controllo politico e risorse certe, per assicurare a chi lavora la libertà e l’autonomia di garantire ai cittadini il loro diritto d’essere informati in maniera rapida, imparziale, di qualità, completa e attraverso tutti i mezzi in cui viene diffusa.
Documento approvato all’unanimità dall’Assemblea dei CdR e dei Fiduciari riunita ad Assisi.