di Carlo Paris
Un giornalista che viveva solo per il suo lavoro. È questa la prima cosa che mi viene in mente nel ricordare Franco, Franchino Lauro.
Innamorato in maniera quasi maniacale del lavoro di giornalista televisivo. Scrupoloso, attento, quasi maniacale nel preparare una telecronaca, una conduzione.
Quante volte l’ho incontrato nelle redazioni, in aereo, intento a ritagliare pagine di giornali, a prendere appunti, a memorizzare tutto di tutto.
Dopo gli anni trascorsi al seguito del basket , quando la Rai perse i diritti, si gettò a capofitto nel calcio. Lo prendevamo in giro dicendogli che non ne capiva nulla. Ed invece lo studio assiduo, certosino, professionale, lo portò a competere alla pari di tutti noi nati a pane e calcio.
Elegante nel vestiario e nei modi, anche come conduttore( anche della Domenica sportiva con Galeazzi, seppe portare il suo talento per il piccolo schermo. Uno stile anglosassone, raramente portato alla polemica ma comunque sempre attento a raccontare tutto con garbo e professionalità.
La sua totale dedizione per il lavoro lo teneva lontano dalla vita redazionale , nel senso che raramente partecipava alle cene, alle tavolare con i colleghi. Trascorreva giornate intere a leggere, documentarsi, a chiamare giocatori, presidenti, addetti ai lavori , dai quali attingeva notizie ed informazioni.
Nelle trasferte magari preferiva andare a cena da solo per non distrarsi, per essere più concentrato.
Poi magari, se qualcuno lo incontrava, se l’oste riconoscendolo gli chiedeva qualche notizia su questa o quella partita, sulla campagna acquisti, su un giocatore, da taciturno si trasformava in fiume in piena esibendo tutte le sue conoscenze.
Tin Tin lo chiamavo qualche volta, ricordando quel ciuffo di capelli che , negli ultimi anni, lo rendeva simile al celebre personaggio dei fumetti.
Caro Franco, hai dato tanto al tuo lavoro, quasi tutta la tua vita. Hai dato tanto allo sport che hai raccontato con professionalità e passione. Hai dato tanto alla Rai che con te perde un prezioso giornalista telecronista.
Hai dato un po’ meno a noi colleghi perché eri troppo preso dagli impegni.
È stato difficile per i telespettatori capire la tua fede calcistica, la tua passione per il napoli. Sei stato tanto professionale anche nel saper nascondere questo.
Ti sta aspettando lassù un amico collega come Ignazio Scardina col quale preparati ad affrontare interminabili discussioni calcistiche. Pacate, eleganti, raffinate come quelle che per anni ci avete regalato.
Vorrei salutarti con la stessa delicatezza con la quale salutavi i telespettatori, non dimenticando mai quelli che soffrono negli ospedali.
Ti mando una preghiera, ricordati di noi.