BOLOGNA – Un’occasione di confronto sulla televisione come mezzo di informazione e su come questo media “copre” le notizie oltreconfine, soprattutto dalle periferie dimenticate del mondo. Studenti, giornalisti, Ong, ricercatori e insegnanti si sono confrontati su dati 2019 dell’Osservatorio di Pavia “Illuminare le periferie”, realizzato da Fnsi, UsigRai, la onlus Cospe e con il patrocinio dell’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo all’Università di Bologna Alma Mater Studiorum.
L’inusuale lezione del corso di Sociologia della comunicazione ha visto in cattedra Mirella Marchese (Osservatorio Pavia), Anna Guidi (Cospe onlus) e in rappresentanza di Usigrai, il segretario generale aggiunto Fnsi, Mattia Motta. Dalla seconda edizione del rapporto emerge come nel 2018 sia “esplosa” la copertura delle notizie su porti e migrazioni, un servizio su dieci riguardava questo argomento mentre, allo stesso tempo, appare in caduta libera la trattazione delle motivazioni profonde alla base delle migrazioni, ossia guerre, conflitti, epidemie che hanno riguardato solo il 4% dei servizi sugli esteri.
Le notizie di politica (33%), cronaca (29%) e tutte le “soft news” (17%) occupano, insieme, otto notizie su dieci della “pagina” degli esteri. Guerre, tensioni e conflitti costituiscono la penultima voce (4%), dato più basso in sette anni di rilevamenti.
Ed è l’Africa,nel 2018, il continente con la minor visibilità sui media itliani. Nel 2018 solo 440 servizi hanno riguardato il continente africano, contro i 1.152 servizi di due anni fa. La mappa dei protagonisti degli esteri e dei marginali spiega bene la contraddizione e l’apparente schizofrenia dell’agenda-setting degli esteri: su dieci notizie sugli esteri, 7 riguardano i paesi Europei (5) e nordamericani (2), segue l’Asia (12% notizie) il Medio Oriente (11%) e i marginali: Africa e Centro-Sud America con 5 notizie a testa su 100.
“Per capire quanto ci riguardino gli esteri, provate a guardare l’etichetta dei vestiti che indossate oggi – ha chiesto agli studenti Anna Guidi, giornalista e responsabile comunicazione Cospe -. Pakistan, Vietnam, Bangladesh, Tunisia. Ecco, per esempio sulle condizioni di vita e di lavoro delle persone che fabbricano i nostri vestiti, guardando i dati dell’Osservatorio, non sappiamo quasi nulla. Vorreste saperne di più?”.
Affermativa e convinta la risposta degli universitari. Motta ha sottolineato l’importanza dell’Osservatorio: “E’ uno strumento che offre la possibilità di arricchire la dimensione etica e professionale di ogni giornalista”. In generale, il segretario Fnsi ha sottolineato l’importanza rivestita oggi dai professionisti freelance sui teatri di guerre e conflitti delle periferie del mondo.
“Soprattutto nei programmi di approfondimento presi in esame dall’Osservatorio – ha detto Motta – la copertura delle notizie dai fronti esteri viene coperta sempre di più da giornalisti freelance. Da un lato, giornalisti, videomaker e fotografi non dipendenti italiani si stanno specializzando nella copertura di queste notizie perché sono pagate degnamente rispetto alle cronache italiane, d’altro canto la crisi del settore ha portato sia l’ industria “pesante” delle tv sia i grandi editori a chiudere uffici di corrispondenza all’estero. Oggi le periferie territoriali e sociali ce le troviamo anche in Italia, e il loro racconto è fondamentale per dare piena attuazione al diritto dei cittadini di essere informati. Conoscere, per deliberare è l’essenza della cittadinanza. E finché non riusciremo a raccontare meglio le periferie attraverso lo sguardo di chi, costituzionalmente, è deputato a farlo saremo cittadini, tutti, un po’ meno liberi”.