Ancora una volta l’amministratore delegato Roberto Sergio nega la realtà di un’azienda che viene progressivamente meno al suo ruolo di servizio pubblico. Sergio non può dire che la Rai ha garantito un’ampia copertura delle elezioni francesi. Il pubblico, per essere adeguatamente informato, la sera dello spoglio francese, ha dovuto sintonizzarsi su altri canali perché, a viale Mazzini, è stato ritenuto sufficiente mandare in onda un breve speciale a tarda sera sul tg3, oltre a quello prodotto dal Giornale Radio e uno spazio di un’ora alle 20 su Rainews.
Al pari, evidentemente, il settimo piano ritiene sia stato corretto, la stessa sera, aprire il tg delle 22, sempre su Rainews, con una diretta, ineditamente lunga, 8 minuti, dal festival delle identità di Pomezia, cancellando ogni gerarchia delle notizie, primo obbligo e responsabilità per qualsiasi direttore. Auspichiamo allora che la Vigilanza non si fermi alle parole di Sergio, ma verifichi i dati reali. Utile, ancoira una volta, il caso di Rainews: nel calcolo dei minuti dedicati alla Francia, portato da Sergio a dimostrazione della presunta ampia copertura dell’evento che ha segnato il futuro dell’Unione europea, sono conteggiate anche le repliche delle rassegne stampa.
Mezzucci che mortificano l’azienda e il giornalismo. A questo punto siamo noi a domandarci chi stia tutelando l’azienda e chi invece danneggi, per davvero, la reputazione della Rai.
Al sindacato dei “liberi giornalisti” che parla la stessa lingua dell’azienda, chiediamo di girare al settimo piano la loro domanda sul danno erariale, chissà che non trovino lì le risposte.
Esecutivo Usigrai