Le ricorrenze servono a questo. A farci pensare, a farci ricordare. A farci fare il punto su quel che è successo, su quel che abbiamo fatto e su quel che dovremo ancora fare. Dieci anni fa oggi veniva assassinata nel portone di casa Anna Politkovskaja, la migliore giornalista russa.
Quando qualche anno dopo, con gli amici di Annaviva, andammo a Mosca nella sede del giornale per cui lavorava, la Novaja Gazzeta, ci dissero che nessuno sarebbe stato in grado di sostituirla. E così è stato, anche se molti colleghi russi non hanno smesso di fare il loro lavoro e continuano a essere minacciati.
Sarebbe consolatorio scrivere “Anna è viva e lotta insieme a noi”. Purtroppo non è così. L’infame che ha ordinato il suo omicidio ha ottenuto il suo obiettivo: impedire di indagare sul regime di Putin, sui conti all’estero, sulle guerre nelle quali ciclicamente la Russia entra ed esce a suo piacimento. E, dieci anni dopo, l’infame mandante di quell’omicidio (contro una donna armata solo della sua penna) è ancora a piede libero. Hanno condannato gli esecutori materiali dell’omicidio Politkovskaja. Ma i mandanti non hanno mai nemmeno finto di cercarli. E possiamo anche capire il perché.
In questi dieci anni la libertà di stampa si è ulteriormente ristretta, in tutto il mondo. Dato che il potere informativo è ormai passato a Facebook è chiaro che il pensiero globale si è modificato: ognuno legge e vuole sentire solo l’opinione di persone che la pensano come lui. I giornalisti – che per professione devono raccontare quel che vedono, non quello che la gente vuol sentirsi dire -spesso sono visti come un intralcio, non solo dalle autorità. Ma anche dai tanti convinti di avere la verità in tasca.
Anna Politkovskaja non era una giornalista embedded. Raccontava la guerra senza leggere e raccontare le veline dei militari. E purtroppo questo è un atteggiamento che non paga, in Russia come nel resto del mondo. In questi giorni in Sardegna sono in corso delle esercitazioni Nato (a Capo Frasca). Interdette ai giornalisti. Che potranno fare quindi solo racconti di seconda mano.
È contro questo modo di fare che dobbiamo opporci. Per ricordare Anna e per raccogliere il suo testimone.
Per questo motivo sabato 15 ottobre alle 11 ri corderemo Anna ai Giardini Politkovskaja (Corso Como a Milano) con Annaviva, il Festival dei diritti umani e Articolo 21 Lombardia. Ci sarà un presidio nel corso del quale Anna verrà ricordata anche grazie a letture dei suoi articoli da parte di Ottavia Piccolo.
Ad maiora
Andrea Riscassi, portavoce Articolo21 Lombardia