Lo avevamo chiamato progetto web e social, ma quasi dieci anni dopo l’inizio della sperimentazione la seconda gamba resta agganciata al volontariato delle colleghe e dei colleghi. Ogni redazione si è organizzata secondo le proprie forze, in ordine sparso, senza linee guida coerenti e soprattutto senza regole contrattuali. Quasi tutte sono su X, e forse una riflessione questa scelta la meriterebbe, molte su Facebook, un buon numero su Instagram.
Abbiamo chiesto social media manager e non sono mai arrivati in uno scaricabarile continuo tra azienda e direzione. Si va avanti per inerzia, senza interrogarci sul senso e la qualità della nostra presenza sui social legata alla disponibilità dei singoli che, in assenza di un accordo con il sindacato, fanno per spirito di servizio, a costo zero, quello che in altre testate della Rai è demandato a figure specifiche formate e cresciute in questo ambito.
A questo si aggiunga l’inutile pressione a “postare” senza avere il tempo di chiedersi cosa, quando, come e perché. La moderazione è affidata direttamente al nostro pubblico sperando che nei commenti si utilizzi una forma adeguata al servizio pubblico. In alcune regioni persino la scelta di aprire nuovi canali è stata scaricata sui CDR visto che per la direzione spiegare un “non progetto” sarebbe complicato.
Sul ruolo fondamentale della presenza della TGR sui social nessuno discute: anche qui si gioca la sopravvivenza di una testata obbligata a ringiovanire il proprio pubblico. Proprio per questo, però, andare avanti così, senza idee e investimenti, rischia di essere addirittura controproducente. Se dall’Azienda e dalla direzione non arriveranno una proposta seria e l’apertura di un tavolo per un accordo che inquadri questo ambito nel contratto, l’assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Tgr è pronta a una mobilitazione che porti allo stop alla pubblicazione sui social.
Assemblea Cdr Tgr
Approvato all’unanimità.
10 dicembre 2024