L’Assemblea dei Comitati di Redazione e dei fiduciari della Rai, riunita ad Assisi il 16 e 17 aprile, esprime preoccupazione per il piano industriale della Rai che seppur ambizioso – rischia di essere in buona parte inapplicato per le conflittualità interna al vertice di Viale Mazzini.
È un film che abbiamo già visto più volte negli ultimi anni.
Il controllo diretto sulla Rai da parte del governo e dei partiti riversa immediatamente sull’azienda di Servizio pubblico tutte le fibrillazioni della politica.
I CdR della Rai e l’Usigrai ritengono invece urgente e indispensabile che la Rai riesca ad avviare il proprio processo di riforma, per rispondere al meglio alle indicazioni del Contratto di Servizio e alle nuove esigenze del pubblico.
Per queste ragioni, la priorità assoluta resta la riforma della governance per liberare la Rai dal controllo di partiti e governi, rendendola indipendente e impermeabile alle lotte di potere politico che arrivano persino a sovvertire ruoli dirigenziali nell’attuale assetto.
Allo stesso modo è indispensabile assicurare risorse certe, di lunga durata e adeguate ad attuare il Contratto di Servizio: nessuna azienda può essere governata in maniera seria senza avere pieno controllo sulle risorse per investire.
In assenza di queste garanzie, il piano industriale porta con sé rischi troppo grandi per l’autonomia, la libertà e l’indipendenza dell’informazione della Rai.
A titolo di esempio, in questo contesto, il Direttore unico dell’approfondimento rischia di diventare un commissario politico in grado di imbavagliare l’approfondimento e rischiando così di non fornire ai cittadini un’informazione libera e pluralista.
Come dimostra l’inquietante episodio, mai smentito dalla Rai, del tentativo del Direttore affari istituzionali di impedire l’intervista di Fabio Fazio a Luigi Di Maio.
Secondo quale ruolo? E a nome di chi?
Il rischio è di costringere l’informazione dei giornalisti in spazi sempre più ristretti, anche a causa del paventato taglio delle edizioni delle testate generaliste. Per questo siamo contrari a ipotesi di riduzione degli spazi complessivi e dei contenuti dei tg.
Piuttosto i CdR della Rai chiedono invece di arrivare con urgenza a riconoscere il giusto contratto a chi – in quei programmi di rete e anche nelle testate giornalistiche – fa lavoro giornalistico senza avere il contratto giornalistico.
In questo senso, apprezziamo l’impegno confermato in Commissione parlamentare di Vigilanza da parte dell’AD Fabrizio Salini.
Inoltre, i CdR chiedono di aprire immediatamente i tavoli sul web e sulla vertenza radio.
Se davvero si vuole “correre verso il futuro” intanto bisogna mettersi in pari con il presente: la Rai ha necessità di avere un piano serio e innovativo di presenza multipiattaforma.
Così come, è indispensabile dare risposte concrete per il rilancio e lo sviluppo di un asset strategico – e per troppi anni marginalizzato – come la Radio.
È ovvio che nulla di tutto questo può esser fatto senza adeguate risorse, economiche e umane.
Importante l’impegno assunto dall’AD ad attuare il Piano senza riduzioni del perimetro occupazionale.
Ma serve di più: la Rai ha anche bisogno di nuove risorse, che possono essere assicurate da una nuova selezione pubblica su base regionale. Oltre che da una riforma della Scuola di Giornalismo di Perugia, per la quale la Rai spende oltre 1 milione e mezzo all’anno senza alcun ritorno per l’azienda.
Approvato all’unanimità