di Alberto Romagnoli
Sarà anche vero – come ha dichiarato di recente Renzo Arbore – che la Bbc “è una televisione noiosissima”. ma se in passato il suo celebre slogan “informare, educare e intrattenere” è stato di esempio per molti … anche per il futuro la “zietta”, come la chiamano in Gran Bretagna, sembra aver qualcosa da dire sul significato del servizio pubblico. A metà giugno il ministro della cultura John Whittingdale ha aperto – attraverso quello che noi definiremmo un “libro bianco” ma la’ si chiama “green paper” – un dibattito che ruota intorno alla domanda: la Bbc deve continuare a fare “tutto per tutti” oppure la sua attività va (ri)definita meglio?
Ha provato a rispondere Rona Fairhead, presidente del Bbc Trust, l’organo preposto alla tutela dell’imparzialità e della qualità dei contenuti. E che è cosa diversa dall’Executive Board, che gestisce l’azienda. La signora – che ha un passato da amministratore delegato del “Financial Times” – ha scritto un articolo per il quotidiano “Guardian” in cui afferma che “il futuro della Bbc è troppo importante per essere deciso a porte chiuse”. visto che il 97 per cento della popolazione britannica fa ricorso ai suoi servizi nel corso della settimana (e 46 milioni di cittadini su 61 tutti i giorni). Per non parlare del suo ruolo nel “soft power ” del Regno Unito, in quanto 200 milioni di persone nel resto del mondo seguono il “Bbc world service”.
“Alcuni sostengono che il servizio pubblico dovrebbe occuparsi solo di ciò che non è competenza del mercato, concentrandosi su informazione, dibattiti, programmi per ragazzi, scienza, arte e religione (in sostanza non entrare in competizione su sport, fiction, musica, nuovi media, ndr.) – scrive Fairhead – ma tutte le indagini rivelano che il pubblico chiede un ampio spettro di programmi, che abbiano come unico filo conduttore la qualità. Gli utenti danno per scontato di trovare sulla Bbc standard editoriali più elevati di quelli ammessi su altri canali. Ecco perché, quando il servizio pubblico non ci riesce, la delusione è più profonda”.
Anche in Gran Bretagna si sta ragionando sulla migliore governance del servizio pubblico, visto che il “contratto di servizio” (che qui si chiama “royal charter”) scade il 31 dicembre 2106. Qualunque assetto si scelga – prosegue Fairhead – deve mantere una barriera di protezione fra il management ed il governo, per garantire l’indipendenza della Bbc. Che per gli utenti è una questione di fondamentale importanza”. Ecco perché – conclude la presidente del Bbc Trust – “i cittadini hanno il diritto di avere un ruolo centrale nel decidere il futuro del servizio pubblico”