di Elisa Marincola
Cinquantaquattro anni e non li dimostra. La marcia per la pace Perugia Assisi accompagna da tanto tempo la nostra storia, italiana e non, e, con tutte le crisi di valori, ideologie, partiti e mondo dell’associazionismo che da almeno un decennio hanno cambiato il volto civile del nostro Paese, continua a dimostrare una vitalità e una capacità di coinvolgimento dal basso unica.
La Marcia era nata, quel 24 settembre 1961, su iniziativa di un grande studioso cristiano e non violento, Aldo Capitini, che, durante il fascismo, Giovanni Gentile aveva cacciato dalla Normale di Pisa per aver rifiutato di iscriversi al partito fascista, ma che, anche dopo la fine della guerra, restò emarginato dalle gerarchie ecclesiastiche e politiche dell’Italia liberata per la forza innovativa del suo messaggio (vegetariano convinto, fautore dell’obiezione di coscienza, animatore di una proposta di democrazia partecipativa, e soprattutto, teorico della nonviolenza da prima ancora del Mahatma Gandhi).
Per quei 24 chilometri, dal centro di Perugia alla rocca di Assisi, quel 24 settembre marciarono i grandi intellettuali italiani (Calvino, Guttuso, Piovene e altri) insieme alla gente comune, ai giovani arrivati dalle città con i contadini della campagna umbra. Un evento di partecipazione diffusa allora come un anno fa, il 19 ottobre, per la ventunesima edizione.
E già 54 anni fa, accanto ai marciatori, c’era la RAI, con quel magnifico narratore per immagini che era Glauco Pellegrini, e il commento affidato alla penna e alla voce di un altro grande della nostra storia culturale, Gianni Rodari. E non ha mancato mai un appuntamento il nostro Servizio Pubblico!
Quattro anni fa, quando, in vista proprio dell’edizione che celebrava i cinquant’anni dalla Marcia di Capitini,stavo lavorando a un documentario per Rainews24 su questa lunga storia, spulciando nell’immenso catalogo delle Teche Rai, ho trovato dei materiali incredibili e bellissimi, le cronache, puntuali, firmate dai colleghi che hanno fatto la storia della prima azienda culturale italiana, insieme a lunghi reportage, documentari, interi programmi dedicati che raccontavano quei 24 chilometri ma anche la vita, il pensiero e il confronto ideale che aveva coinvolto i suoi animatori, da Capitini a Norberto Bobbio, a Guido Calogero a Ernesto Balducci.
Materiali video ma soprattutto giornalistici che documentano, con servizi, approfondimenti, dirette, ognuna di quelle marce, dal 1978, prima marcia dopo la morte del suo ideatore, un anno tragico per l’Italia (il terrorismo, la strategia della tensione), al 1988 contro la corsa al riarmo nucleare (era ancora in piedi il muro), nel ’99 per fermare la guerra in Kosovo, e ancora al 2001, poco dopo l’attacco dell’11 settembre e l’intervento in Afghanistan, fino, appunto, alla marcia Perugia-Assisi del 2014 “per la pace e la fraternità”, partecipata oltre ogni possibile previsione grazie all’iniziativa delle scuole e dei comitati nati spontaneamente sui territori, da nord a sud, ma anche agli spazi di racconto che le reti e le testate Rai hanno aperto per preparare quel cammino, senza differenze di schieramento, una vera, forte dimostrazione di informazione, mai di propaganda.
E l’esempio del Servizio Pubblico è servito da traino per tanti altri media, tv, quotidiani, radio, siti web. Ci auguriamo, da cittadini e in primo luogo da giornalisti, che quella ‘buona pratica’ possa proseguire e fare scuola anche nella RAI di domani.