di Carlo Paris
Claudio Ferretti divenne il mio capo allo sport del Tg3 dopo Biscardi che ci aveva lasciati per andare a Tele+. Il cambio fu tanto radicale che all’inizio avemmo qualche timore. Nel giro di qualche settimana passammo dallo sport visto in chiave nazional popolare del Processo del Lunedì, ad un racconto dello sport più in chiave sociale e culturale. Inizialmente non fu facile. Io stesso ebbi qualche dubbio poi cominciò questa nuova avventura. Nacquero pagine molto belle e nuove che ci portarono a raccontare le gesta dei campioni contestualizzate nella vita del Paese.
Portò al Tg3 Enrico Lucci e Sigfrido Ranucci convinto com’era che lo sport andasse raccontato in modo diverso.
Claudio aveva ereditato il mestiere di giornalista da suo padre Mario che, attraverso la radio, narrò le gesta di Fausto Coppi. Sua fu la definizione “ un uomo solo al comando”. Claudio divenne anche lui celebre voce di Tutto il calcio minuto per minuto”.
Ma lo sport gli stava stretto e dopo anni passo alla redazione cultura del Tg3. Poi il ritorno allo sport nel 1993. Per certi aspetti avevamo una visione molto simile della televisione e del giornalismo con alcune differenze che ci portarono ad accalorate discussioni davanti ad un amatriciana e qualche bicchiere di buon vino.
Se qualche volta ti ho deluso prova a perdonarmi.
Ancora continuo a credere che lo sport sia non solo il gesto tecnico, non solo tattica e schemi ma anche e soprattutto spettacolo, cultura, storia, etica, impegno sociale.
Quando fui nominato direttore di Rai Sport provai ad inserire nel mio piano editoriale alcuni dei tuoi insegnamenti. Spero che qualcuno in Rai tiri fuori dalle teche alcuni tuoi programmi come “Anni di sport“.
Spero che il tuo stile venga trasmesso nelle scuole di giornalismo, sarebbe molto utile.
Se fossimo in osteria ti racconterei di questa mia avventura a Gerusalemme.
Una preghiera per il tuo futuro cammino.