Apprendiamo, prima da una notizia inviata alle redazioni per essere letta in onda nel tg, e poi da una comunicazione dell’azienda al sindacato, che il direttore della Tgr Alessandro Casarin ha rassegnato le dimissioni.
Nel congedarsi il direttore si intesta il merito di “aver portato la Testata a diventare il secondo Tg Rai per numero di telespettatori”. Nel 2018, quando Casarin fu nominato, la Tgr era già il secondo tg della Rai per share.
Il direttore dimentica, però, di ricordare che sotto la sua gestione è stata chiusa la terza edizione, senza che lui spendesse una parola in merito.
Dimentica anche di ricordare che nel febbraio 2022 le redazioni avevano per due volte bocciato il piano editoriale, incrementando i no fra una tornata e l’altra.
Dimentica di ricordare che se il web è partito in tutte le redazioni è stato merito di un doppio accordo sindacale firmato dall’Usigrai che ha permesso di aumentare organici e caposervizio.
Negli ultimi 6 anni della direzione Casarin l’unica novità editoriale è stata la rubrica “Amici animali”, l’attenzione del direttore è stata concentrata quasi esclusivamente sull’abbigliamento delle giornaliste e dei giornalisti (no polo, no colori sgargianti, le indicazioni date) piuttosto che sui contenuti editoriali.
Fra i servizi di rigore che ha imposto alle redazioni ricordiamo le iniziative dell’associazione di Michela Vittoria Brambilla, la nascita di un nuovo sindacato a cui lui stesso aveva partecipato, contraddicendo così la corretta indicazione che nell’agosto 2023 aveva mandato alle redazioni in merito alla partecipazione a eventi e la realizzazione di servizi: “è opportuno salvaguardare l’immagine aziendale ed evitare qualsiasi forma di potenziale conflitto d’interessi”.
Ma del resto il tema dell’opportunità non è mai stato sentito da Casarin che nel 2023 era riuscito a nominare caporedattore della Tgr Sardegna un giornalista che fino a 40 giorni prima era capo ufficio stampa della Regione sarda, scatenando la rivolta delle redazioni.
L’ormai ex direttore Casarin lascia 24 redazioni stanche, sfiduciate, ma pronte a difendere la qualità del proprio lavoro. L’assemblea dei Cdr della Tgr si è riunita 2 volte negli ultimi 15 giorni approvando, all’unanimità, due documenti che denunciano una situazione insostenibile sulle troupe (mancanza di risorse, immagini regalate dagli uffici stampa, interviste autoprodotte) e sui social dove, pur in assenza di un regolamentazione contrattuale, di una policy aziendale sulla moderazione, di social media manager e di un piano editoriale, la direzione impone di continuare a postare (senza chiedersi cosa).
A questo si aggiunga, per responsabilità aziendale, che 9 redazioni sono sotto organico rispetto ai numeri fissati da accordo Rai-Usigrai: addirittura 5 sono sotto di 2 unità. A questo si aggiungono le mancate sostituzioni maternità. Una situazione insostenibile.
Ora per la Tgr è necessario voltare decisamente pagina: bisogna rilanciare l’informazione regionale in particolare su web e social, che furono avviati in tutte le redazioni grazie alla spinta e all’impegno del sindacato dei giornalisti Rai. Servono risorse per le troupe, inesorabilmente tagliate negli anni, con il rischio di una progressiva “deskizzazione” di inviati e redattori, mentre l’azienda deve garantire una selezione pubblica che colmi i vuoti di organico e consenta la mobilità interna alle colleghe e colleghi che da tempo attendono ricongiungimenti familiari o hanno diverse aspirazioni professionali. E, infine, è necessario ripristinare le corrette relazioni sindacali che Casarin aveva appaltato a condirettori e vicedirettori. Del resto con una squadra (“poltronificio” lo aveva definito il quotidiano La Stampa) composta da 3 condirettori e 6 vicedirettori (di cui sole 2 donne) aveva l’imbarazzo della scelta.
Coordinamento Cdr Tgr Usigrai