Dalla Stabilità un altro colpo all’autonomia aziendale. I vertici Rai devono far sentire la propria voce. Altrimenti vuol dire che sono complici.
La Legge di Stabilità rende definitiva la distrazione del cosiddetto extragettito ad altre finalità. Si mette così una pietra tombale su quei ricavi, che altro non sono che recupero dell’evasione: quindi soldi che spettavano e spettano alla Rai da anni. E una pietra tombale sul canone come imposta di scopo per il Servizio Pubblico.
Così il Servizio Pubblico finisce in fiscalità generale, quindi cancellando ogni possibilità di ricavi certi, adeguati e di lunga durata, ma soprattutto consegnandolo ancor di più al governo di turno che avrà anno per anno nelle proprie mani l’ossigeno.
E accettare che 40 milioni di finanziamenti aggiuntivi arrivino da altri capitoli di bilancio, vuol dire accettare questa pericolosa deriva. Il vertice Rai ha il dovere di opporsi. Con durezza. A tutela del patrimonio e dell’autonomia aziendale. Anche perché l’assenza di risorse adeguate e certe mette a rischio la qualità del prodotto e i posti di lavoro.
Proprio in questi giorni, il Consiglio d’Europa ha raccomandato agli Stati membri di “garantire ai Servizi Pubblici indipendenza, anche con fondi sufficienti e stabili, per assicurare un giornalismo di qualità che conquisti la fiducia del pubblico”.
A questo punto ancor più decisivo sarà il pronunciamento del Consiglio di Stato sui 3 ricorsi per incostituzionalità sul taglio di 150 milioni deciso del governo Renzi.
L’esecutivo Usigrai