di Riccardo Cavaliere
“Il servizio pubblico è una garanzia di qualità e professionalità. Per questo deve rimanere sostenibile e indipendente”. Harlem Désir, rappresentante OSCE per la libertà dei media, lancia un messaggio chiaro su come affrontare un periodo in cui, dice, “l’informazione è minacciata da fake news e propaganda che rischiano di compromettere la fiducia nei media”.
E lo fa davanti a chi di informazione si occuperà negli anni a venire, circa 200 giornalisti under 35 riuniti nei giorni scorsi a San Pietroburgo, in Russia, per il congresso “Dialogue of Cultures”.
Dal 1997 l’OSCE monitora lo stato della stampa tramite una figura indipendente: il rappresentante per la libertà dei media. Harlem Désir, francese, ex ministro per gli affari europei, ricopre l’incarico dal 18 luglio scorso, accertando violazioni dei diritti di giornalisti e blogger nei Paesi membri dell’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione. Tra questi, c’è anche la Russia, insieme con altri 57 Stati.
Nel report che copre i suoi primi mesi in carica, pubblicato in novembre e più volte citato durante l’intervento a San Pietroburgo, sono diversi i segnali d’allarme legati proprio al Paese di Putin. Casi di giornalisti aggrediti in strada, minacciati o anche detenuti in modo improprio sono descritti nel dettaglio nel testo, che si può scaricare qui (http://www.osce.org/permanent-council/356511).
Parlando di dialogo, tema del congresso, Désir ha spiegato che dal 2014 l’Osce cerca di facilitare quello tra giornalisti ucraini e russi: “i rappresentanti delle loro associazioni sono regolarmente invitati a Vienna per discutere e hanno già scritto insieme diverse dichiarazioni per condannare la violazione dei loro diritti”, ha detto. Nell’ultimo incontro, a inizio novembre, i sindacati dei locali giornalisti hanno concordato di continuare a chiedere la liberazione dei reporter detenuti in parti dell’Ucraina non controllate dal governo ucraino, come Stanislav Aseev, blogger e collaboratore della redazione ucraina di Radio Free Europe/Radio Liberty.
Nel rapporto di Désir, però, non si parla solo di Russia. Tra i casi più gravi di quest’anno, c’è l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, il 16 ottobre scorso a Malta, per cui il rappresentante OSCE chiede indagini approfondite e trasparenti.
Al di là dei singoli casi, però, Désir ha delineato alcuni trend globali: “particolarmente preoccupanti –ha detto- sono le sempre più frequenti minacce e molestie ai danni delle giornaliste, che spesso avvengono online, e che dobbiamo impegnarci a monitorare”.
Altra sfida individuata dalla sua è quella di riuscire a conservare la libertà dei media in un momento in cui spesso viene limitata, adducendo come motivazione l’interesse nazionale. “Accuse di terrorismo vaghe e senza fondamento sono spesso usate per arrestare giornalisti e blogger”, si legge nel report.
Infine, le fake news. Per combatterle si deve puntare sulla qualità, ma non solo, dice Désir: “è importante diffondere tra i giovani la consapevolezza di cosa sia l’informazione corretta, in particolare in un momento in cui le fonti aumentano ma la credibilità non altrettanto”.