di Andrea Riscassi
È stata una settimana interessante per il futuro dei diritti sportivi legati al calcio in tv. L’Antitrust e l’Agcom hanno infatti bocciato le linee guida della Lega Calcio sui pacchetti in vendita per il triennio 2018-21. L’Antitrust ha rimandato al mittente Il piano giudicando carenti le indicazioni su chi potrà partecipare all’asta. La Legge Melandri, ancora in vigore malgrado le sue proposte di modica governative, prevede “condizioni di assoluta equità, trasparenza e non discriminazione”.
Proprio questo rinvio (e questo richiamo legislativo) potrebbe permettere alla Rai di rientrare in gioco. Le difficoltà di Fininvest (impegnata nella lotta con Vivendi) porteranno a un asta al ribasso con Sky (che – pur in utile – annuncia tagli al personale). Il giornale economico Italia Oggi prevede per la prossima asta una riduzione del 30-40 per cento rispetto all’attuale triennio, quando si è arrivati a sfiorare il costo di un miliardo. Soldi che sono come ossigeno per le squadre di Serie A, sedute ormai sui comodi guadagni televisivi (con stadi decadenti e spesso vuoti).
Come dicevamo, l’impasse permetterebbe al servizio pubblico di tornare al centro della scena. In Germania un operatore privato come Discovery (presente anche in Italia e che si è accaparrata le prossime Olimpiadi fino al 2024) ha comprato – per 70 milioni – e trasmette in diretta – una partita della Bundesliga. Una strada percorribile, magari per la Rai, anche in Italia?
Una cosa è certa: gli ascolti che garantisce tuttora il servizio pubblico sono inimmaginabili altrove. In settimana i primi due Quarti di Coppa Italia hanno incollato, sui canali Rai, più di 13 milioni di telespettatori. E succederà probabilmente lo stesso per le prossime due partite, previste per martedì e mercoledì. Serve altro?