di Giuseppe De Caro
Enza Rando è una donna minuta, ma è una grande combattente e, di certo, non arretrerà di un millimetro e continuerà a presidiare la prima linea nella battaglia che, da decenni, conduce contro mafie e corruzione. L’avvocatessa Rando è la vicepresidente nazionale di “Libera” e, per l’associazione fondata e presieduta da Don Luigi Ciotti, è anche responsabile dell’ufficio legale. Cura, cioè, le costituzioni di parte civile di “Libera” in diversi processi di mafia.
Nella notte tra il 25 e il 26 novembre a Modena, poche oro dopo il convegno “Come cambiano le mafie: idee e nuovi percorsi di contrasto” al quale la Rando ha partecipato con Don Ciotti e i magistrati Federico Cafiero de Raho e Franca Imbergamo, ignoti sono entrati nello studio dell’avvocatessa mettendo a soqquadro la sua stanza, ma non sottraendo nulla nonostante fossero a portata di mano pc, penne e altri oggetti di valore.
A preoccupare, però, è l’apertura delle ante di armadi in cui sono custoditi i faldoni riguardanti i procedimenti per mafia in cui “Libera” è parte civile.
E proprio “Libera”, con una nota, definisce “grave” l’episodio, e dopo aver espresso piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura, si chiede chi ci sia dietro questo atto che, continuano dall’associazione, segue il linciaggio mediatico, durato mesi, nei confronti di Enza Rando, da parte di manipolatori della verità. “Avviso pubblico”, che raggruppa enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie, esprime vicinanza e solidarietà alla ex presidente Rando e invita chi sa a parlare. Sui social network si condivide il logo di “Libera” con l’hashtag #SiamoTuttiEnzaRando e i familiari delle vittime innocenti delle mafie si sono schierati con l’avvocatessa che, da sempre, li sostiene. In aula e fuori. E che resterà al loro fianco. Ancora.