di Vincenzo Frenda
L’Italia è il paese dell’Unione Europea che nel 2016 ha registrato il numero più alto di minacce e pressioni contro i giornalisti e contro gli altri operatori dell’informazione.
Lo dice uno studio della UE che si basa sui dati del progetto “Mapping Media Freedom” curato dall’agenzia europea per i diritti fondamentali.
Secondo i dati, nel corso di questo anno, solo in Italia ci sono stati 92 episodi fra minacce, pressioni e attacchi a chi si occupa di informazione.
I numeri sono raccolti registrando gli episodi denunciati dai media, e in alcuni casi, grazie al lavoro delle associazioni che si occupano di monitorare la salute dell’informazione, come in Italia avviene grazie ad Ossigeno per l’informazione.
Per questo la classifica stilata nel documento è solo indicativa, ma quello che ad ogni modo spicca è l’aumento progressivo degli attacchi subiti dai media negli ultimi anni in Italia.
Nel 2014 erano 58 gli episodi denunciati, nel 2015 sono diventati 82 e nel corso di quest’anno sono cresciuti ancora arrivando fino ad oggi a 92.
Lo studio sottolinea come il problema della libertà di espressione sia concreto anche all’interno dell’Unione Europea nonostante si creda che la stampa sia sostanzialmente libera.
Ma oltre agli attacchi diretti, ci sono altre forme, come le interferenze della politica, le pressioni per rivelare le fonti e materiali confidenziali, talvolta anche da parte di soggetti governativi e poi le minacce di natura economica.
Ed accanto alle forme conosciute di intimidazione, si aggiungono le molestie on-line molto diffuse soprattutto sui social media dove giornalisti, ma anche blogger diventano bersagli d’odio.
Secondo l’agenzia, “Stati membri devono adottare misure attive per prevenire la violenza e promuovere un ambiente sicuro per i giornalisti e gli altri operatori dei media, permettendo loro di svolgere il loro lavoro in modo indipendente, senza interferenze indebite e senza timore di violenze e persecuzioni “.
Perché le pressioni, le minacce, gli attacchi influenzano quotidianamente il lavoro dei giornalisti coinvolti, sia sulla scelta delle notizie da trattare, che sul modo di farlo, ma la minaccia ha un effetto di forte monito anche sugli operatori non coinvolti direttamente, soprattutto quando chi usa violenza rimane impunito.
Conclude lo studio europeo: “senza la libertà di espressione e la libertà di mezzi di comunicazione, un’informata, attiva e impegnata cittadinanza è impossibile” anche nel cuore dell’Europa.
Per difendere il diritto dei cittadini ad essere informati la Federazione Nazionale della Stampa, insieme all’Usigrai, giovedì 24 scenderà in piazza a Roma, per chiedere che venga abrogato il carcere per i cronisti e per limitare l’uso delle cosiddette “querele temerarie” autentico strumento di pressione finanziaria nei confronti non solo dei giornalisti, soprattutto di coloro che nelle periferie del nostro paese contrastano quotidianamente le mafie e la corruzione.