di Laura Berti
Rafforzare l’istituzione della famiglia a forza di ceffoni. L’importante è non lasciare segni.
Potrebbe essere sintetizzata così la proposta di legge che in Russia declassa i maltrattamenti familiari da reati penali a sanzioni amministrative.. E lo schiaffo più violento è scoprire che la proposta è stata presentata da una donna, la parlamentare Yelena Mizulina.
Il disegno di legge che depenalizza la violenza domestica è stato approvato dalla Duma, la Camera bassa del Parlamento russo in maniera definitiva, con 380 voti a favore e tre contrari.
E’ stato avanzato dopo che una sentenza della Corte suprema aveva depenalizzato le percosse che non infliggono danni fisici ma non aveva toccato il carattere penale delle percosse contro i propri familiari .
Questo era stato preso come un affronto dai più conservatori come la senatrice Mizulina, secondo cui il reato di “maltrattamento in famiglia” è “anti-familiare”.
D’accordo con la Mizulina, il presidente della Duma, Viaceslav Volodin, secondo cui la depenalizzazione dei maltrattamenti in famiglia è una “condizione per creare famiglie forti” …dunque, per rendere le famiglie più solide, un cittadino coinvolto per la prima volta come colpevole in un reato legato alla violenza domestica non sarebbe più giudicato in base al codice penale, ma pagherebbe soltanto una multa di 500 dollari o farebbe servizio presso una comunità…per poi tornare a casa dalla moglie e dai figli sui cui ha esercitato violenza e che l’hanno denunciato.
Una proposta di legge che evidentemente proietta all’indietro nella storia di oltre un secolo, che autorizza la barbarie protetta dall’ipocrisia di una porta chiusa , che trasforma la famiglia in uno stato dittatoriale dove tutto è concesso.
Non ci sarebbe neppure la necessità di commentare tale obbrobrio se non ci trovassimo difronte a numeri spaventosi:le stime sulla base di studi regionali raccontano che circa 600mila donne russe subiscono abusi fisici e verbali tra le mura domestiche, e che ogni anno sono 14mila le persone che perdono la vita a causa delle violenze inflitte da mariti o partner, quasi 40 al giorno.
Un’atrocità nota a livello internazionale, tanto che anche le Nazioni Unite hanno in passato criticato Mosca per la sua incapacità di promuovere i diritti delle donne.
Ci troviamo proiettati in un mondo in cuI diritti umani sembrano sempre più un optional da poter calpestare a piacimento. Un mondo che sembra fare passi indietro, invece che in avanti, specialmente quando si parla di diritti femminili.
E mentre Amnesty International definisce “nauseante” una legge siffatta, Vyacheslav Volodin, ha definito le proteste come una pressione inaccettabile e ha spiegato che, secondo i sondaggi, il 60% dei russi è a favore di una linea più morbida nei confronti dei maltrattamenti in famiglia che non arrecano seri danni alla vittima.
Se questi sondaggi fossero veri , c troveremmo difronte ad un problema ben più grave di un parlamento formato da conservatori retrivi e ipocriti.
Il 60% dei russi che approva la violenza domestica sono circa 86 milioni di persone per le quali picchiare in famiglia è legale. E per loro e per tutti gli altri, se la proposta sarà alla fine trasformata in legge, sarà lecito maltrattare , insultare, anche picchiare, purchè non si lascino segni.
Non dovremo stupirci se verranno promossi corsi per mariti violenti su torture “smart” come l’uso di asciugamani bagnati o il waterboarding …
Nel 2015 le Nazioni Unite avevano raccomandato al governo russo di affrontare questo fenomeno così vasto della violenza domestica ,con l’introduzione di una legge a difesa delle donne e con l’apertura di rifugi e centri di supporto.
Questa la risposta arrivata dopo due anni.
Il mondo intero sta andando indietro su diritti umani di ogni tipo.
Chiudere porte, alzare muri , girarsi dall’altra parte per non vedere gli orrori sta diventando qualcosa di pericolosamente normale.
E le donne, come sempre nella storia, sono le prime a subire i contraccolpi della barbarie.