Nel maggio prossimo, Ilaria Alpi avrebbe compiuto 52 anni. Miran Hrovatin quest’anno ne avrebbe 64 e forse sarebbe vicino alla pensione, chissà… Ma a molti di noi sembra impossibile vederli diversi da come ci appaiono nelle fotografie e nei filmati di quei giorni a Mogadiscio e a Bosaso.
Era il 20 marzo 1994 ma sembra oggi: quei visi con gli occhiali da sole, Ilaria con il velo, che guarda nell’obiettivo della telecamera , lo sguardo dolce di una giovane trentenne…Pochi sanno che quella mano che scosta dal capo il velo bianco aveva un tatuaggio con l’”henna” : glielo aveva fatto una delle tante donne somale che Ilaria incontrava a Mogadisco, anche solo per prendere il thè dopo una giornata di lavoro,o per parlare di famiglia, di guerra, di futuro e di speranza.
Quel tatuaggio, che poi si scoloriva al ritorno in redazione, era uno degli orgogli di Ilaria: lo faceva vedere per dire “vedi, è il nostro modo di fare giornalismo, di stare con la gente e di scoprire le notizie…la guerra,sporca, che colpisce sempre di più i civili, la guerra sporca dei signori della guerra, mercanti del dolore che fanno i traffici”.
Dì questo avevamo parlato,nel corridoio della nostra redazione , giovane redazione (eravamo da poco meno di un anno a Saxa Rubra) composta da giovani già però passati per esperienze che fanno invecchiare, come le guerre (Iraq, Balcani) o le crisi nazionali e internazionali. Ma quanta speranza…(c’era stata Mani Pulite, era finita una Prima Repubblica, a Palermo la città era scesa in piazza contro la mafia,dopo Falcone e Borsellino); e quanta voglia di vivere e di fare questo lavoro emanava Ilaria!!
Voleva partire per la Somalia,perché le truppe dell’Onu si stavano ritirando, i soldati italiani stavano per imbarcarsi sulle navi al largo della Somalia: era la fase più difficile e delicata, la Somalia rischiava di restare in balia dei signori della guerra. Era lì la notizia, bisognava andare. Certo Ilaria, la notizia è lì; ma quanto pericolo ora ! “ Lo sai che il momento del ritiro degli eserciti è il più pericoloso anche per noi giornalisti?” Le chiesi in quel giorno di marzo: lei con in mano il taccuino, quelle mani di tatuaggio rosso ormai scolorito…lei che diceva, ho delle belle storie, la gente lì soffre, noi dobbiamo andare e poi…vedrai. “ Ma tu ,tu non sei stato lì in Iraq proprio nella guerra civile?” mi disse. Come dire, perché io no?E tu lì invece in Iraq c’eri sotto le bombe. Devo andare, devo andare….
Ancora oggi non riesco a pensare che forse avrei, avremmo, dovuto insistere di più per non farla partire. Oggi, in ogni ricorrenza, ci penso…
Era un momento particolare della RAI. In mezzo a turbolenze politiche di vario genere (quanto mai…sai la novità!),quegli ottimi amministratori chiamati “i professori” si erano trovati tra le mani la questione delle trasferte estere piene di errori e con alcuni falsi clamorosi nei rimborsi spese.
In piena campagna elettorale ( le elezioni si svolsero una settimana dopo la morte di Ilaria e Miran) i giornali ed i politici che soffiavano sul fuoco, colpivano nel mucchio i giornalisti e, palpabile, tutti vedevamo la difficoltà ad affrontare quelle palate di fango contro la RAI, salvando il volto più amato del servizio pubblico, i suoi giornalisti veri, le nostre inchieste, i tg. Sparavano nel mucchio quegli uomini politici rancorosi che aspiravano alla “normalizzazione”, che sarebbe presto arrivata,contro ogni voce fuori dal coro.
E così Ilaria disse: “posso partire anche con pochi dollari, ce la facciamo anche con una scorta più piccola… “
Ma come in quei posti dove solo i dollari possono salvarti la vita! Lì dove,appunto,la vita vale un mitra e meno di una “tecnica”?
“Si, noi ce la facciamo,mi faccio ospitare, ho i miei contatti,a noi nessuno può dire niente per le trasferte…”
Tutto vero ma Ilaria, sei partita con pochi, troppo pochi dollari !! Troppo indifesa!!
Che brutto clima quei giorni, quante speranze…infrante!
E chi aveva responsabilità non riuscì ad evitare che quel clima ricadesse su chi vi lavorava; frastornato, con impegno e rigore, ma senza serenità.
Ilaria partì con Miran,esperto (lui le darà una mano a non correre pericoli, pensavamo,visto che Alberto, il cameraman storico di Ilaria, ha la spalla lussata)….partì lo stesso. E per molti di noi resterà il rimpianto di non aver insistito più del dovuto per farla restare. Dovevamo,dovevamo….
Ma partì perché un giornalista deve fare il suo lavoro, sempre; è più forte di noi. Ed Ilaria e Miran erano bravi: lei giovane ma caparbia il giusto,si informava, studiava, parlava anche l’arabo e rideva dei capi che stavano in redazione dietro le sedie…I giornalisti veri consumano le suole delle scarpe, le avevamo detto appena era arrivata al TG3, giovane vincitrice di concorso, come primo insegnamento e sinonimo di buona informazione.
Lei non sapeva cosa fossero le assunzioni per via politica o di amicizia: lei faceva parte di quella lega di giornalisti selezionati per concorso perché era brava. E poi, aveva anche curiosità , aveva capito che i misteri d’Italia non si fermavano in Europa o al massimo al confine del Mediterraneo. Quei bidoni che affioravano sulla splendide spiagge somale non contenevano ricordi o regali per i bambini, ma rifiuti tossici che venivano dall’Italia e facevano venire piaghe sulla pelle dei somali.
Li hanno uccisi per questo, Ilaria e Miran.
Io so. Diceva Pasolini. Giorgio e Luciana Alpi lo sanno, lo sappiamo anche noi. Ma non c’è una verità giudiziaria,non c’è un colpevole. Ci sono invece tanti misteri. L’assassinio di Ilaria e Miran è un altro dei misteri italiani, dove non si vuole raggiungere la verità,se anche la Commissione parlamentare Taormina è riuscita a deviare l’accertamento dei fatti arrivando alla bestemmia di dire che Ilaria e Miran erano andati “al mare a Bosaso”…
E dove sono finiti i taccuini di Ilaria che mancano all’appello? E quei referti post mortem così frettolosi e poco accurati? E la macchina dei nostri colleghi,nelle immagini piana di sangue, fatta tornare in Italia anni dopo ben ripulita con addirittura i rivestimenti e le moquettes interne cambiate? Dov’erano i servizi segreti italiani in quei giorni a Magdiscio? E quel misterioso signor Gelle che dice d’esser stato “imbeccato “ da misteriose autorità italiane per accusare suoi connazionali ,ma che è poi sparito senza che nessuna Criminalpol lo abbia cercato in giro per l’Europa?
Giorgio Alpi se ne è andato (e ci ha lasciati sofferenti) senza riuscire ad avere un minimo di risposte plausibili a queste domande, senza un briciolo di verità o un paio di nomi di esecutori e mandanti per la morte della sua dolce Ilaria.
Luciana Alpi e i parenti di Miran chiedono ancora e sempre Verità e Giustizia.
Un appello: chi sa parli!!! Chi ha visto per favore dica cosa è successo!! Con la speranza che finalmente si raggiunga qualche brandello di verità. E sperando che la commissione d’indagine parlamentare auspicata dal presidente del Senato Grasso nel suo discorso di insediamento, possa finalmente prendere il via ed indagare senza pregiudizi e false piste.
A noi tutti,oggi, tanti ricordi, qualche forte rimpianto e la dolcezza di uno sguardo che ci manca e che oggi, a 52 anni, lo crediamo, avrebbe ancora saputo darci lampi di gioia e di allegria, se fosse con noi…. dolce e forte Ilaria Alpi.
di Santo Della Volpe