La Rai commissaria i Generi e toglie la responsabilità editoriale a direttori e conduttori

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Nella Rai senza Presidente, viene calata dall’alto una circolare, basata su un audit di cui non si conoscono i contenuti, dove si annunciano i commissari sui programmi giornalistici dei Generi, che realizzano alcuni tra i programmi televisivi più visti della tv pubblica.

Con un documento diffuso ieri l’amministratore delegato annuncia che il controllo editoriale sui programmi non è più dei Direttori di Genere o dei conduttori e autori dei programmi, ma viene affidato a delle non meglio precisate “strutture editoriali”.

Una circolare scritta in termini ambigui e approssimativi. Non si capisce cosa siano queste nuove strutture, chi siano questi responsabili editoriali, in base a quali requisiti e competenze vengano scelti.

A cosa servono e perché ora? Per controllare come richiesto da politici o – peggio, tv concorrenti – i pochi programmi che ancora fanno informazione? Per rispondere alle richieste di chi non tollera i giornalisti che fanno domande?

Così si rischia di azzerare il lavoro che oltre 150 giornalisti da anni svolgono nei programmi di rete, ancora senza testata. Per metterlo alle dipendenze di un coordinatore amministrativo, in palese violazione della Legge sulla Stampa che prevede la presenza di una testata registrata, a garanzia dei principi di indipendenza della professione giornalistica.

E’ un attacco alla professione giornalistica; un modo ulteriore per mettere sotto stretto controllo l’informazione del servizio pubblico. A questo probabilmente servirà la “struttura editoriale” che l’ad Rossi vuole istituire all’interno di ogni Genere.

Siamo alla vigilia di nuove nomine? La domanda è: suggerite da chi? Chi governa e come in una Rai lasciata senza presidente e con tre testate da mesi dirette ad Interim?

Ancora una volta l’unica soluzione per garantire autonomia e pluralismo al Servizio Pubblico è l’immediata e necessaria riforma della Rai, secondo i principi espressi dal Media Freedom Act che ci chiede l’Europa.

Esecutivo Usigrai

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