di Monica Pietrangeli
La reazione dell’opinione pubblica alle modalità con cui è stato raccontato il femminicidio di Piacenza e, pochi giorni dopo, alla puntata di Porta a Porta con l’intervista ad una donna sopravvissuta al femminicidio da parte del conduttore Bruno Vespa, sono il segnale inequivocabile che sul tema della violenza contro le donne all’informazione viene chiesto un radicale cambio di passo.
A tutte le giornaliste e giornalisti le migliaia di messaggi circolati sui diversi social network hanno detto: assumetevi la responsabilità, fate la vostra parte. Raccontando in modo corretto i fatti di cronaca, tenendo fermi i principi indicati nel Manifesto di Venezia, analizzando le ragioni strutturali della violenza.
Ancora più necessaria, se possibile, è un’assunzione di responsabilità da parte del Servizio Pubblico. Per il ruolo propulsivo che la Rai deve avere in tema di coesione sociale. Per il preciso impegno sancito, tra gli altri, nell’articolo 9 del Contratto di servizio: “La Rai assicura… la realizzazione di contenuti volti alla prevenzione e al contrasto della violenza in qualsiasi forma nei confronti della donna.”
Come giornaliste e giornalisti della Rai abbiamo fatto già un grande passo, introducendo nel nostro contratto, oltre alle carte deontologiche, anche
il Manifesto di Venezia. Ma il caso Vespa, solo per fare un esempio, ci mostra che non è sufficiente.
È partendo da questo presupposto che l’assemblea dei comitati di redazione e dei fiduciari riunita ad Assisi il 2 e 3 ottobre, ha approvato all’unanimità una mozione che impegna il sindacato Usigrai e la sua Cpo a promuovere tutte le azioni necessarie perché la Rai adempia ai suoi obblighi. Anche e soprattutto attraverso una adeguata formazione di tutti i dipendenti, compresi i dirigenti.
Ora chiederemo alla Rai un confronto, metteremo a disposizione le nostre competenze e conoscenze. Siamo convinte che i tempi siano maturi.