La Rai non alimenti lo sfruttamento dei cameraman in appalto: i risparmi non si fanno sulla pelle dei più deboli

Da anni la Rai ha deciso di esternalizzare totalmente la produzione delle riprese per le news, lasciando che scomparissero le professionalità interne. Una scelta che, non solo, non trova riscontri nei servizi pubblici europei, ma che rischia di portare allo sfruttamento dei lavoratori in appalto.

In particolare, l’ultima gara d’appalto per il Cptv di Roma, fortemente contestata da Usigrai, ha introdotto il criterio del massimo ribasso. Una scelta sbagliata che scarica i risparmi sulla pelle dei lavoratori, con i datori di lavoro che offrono stipendi sempre più bassi, riducendo quindi la qualità del prodotto.

Non solo, ai cameraman in appalto in molte sedi non è nemmeno consentito accedere ai cespiti aziendali: pur dovendo garantire la loro presenza dalle 5.30 del mattino fino a notte fonda non possono nemmeno utilizzare la toilette o comprare dell’acqua dal distributore.

L’assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai chiede all’azienda che – come previsto dall’articolo 13 comma 3 del contratto di servizio – sia realmente garantito ai lavoratori in appalto quanto previsto dai contratti di categoria. Per questo impegna la Rai ad effettuare controlli puntuali su buste paghe e sulla regolarità contributiva.

L’assemblea dei Cdr e dei fiduciari torna, inoltre, a chiedere, come avviene da anni, che una quota della produzione delle immagini della Rai sia riportata all’interno dell’azienda attraverso la figura del giornalista per immagini presentata dall’Usigrai agli ultimi due vertici aziendali.

Votato all’unanimità