Le nomine dei direttori a maggioranza “risicata”  non rappresentano una soluzione ma evidenziano i problemi della Rai

Il 4 a 3 nel CdA Rai sulle nomine dei direttori indica le difficoltà dei Vertici nella gestione dell’Azienda. L’ingerenza dei partiti e della maggioranza, consentita dalla pessima legge Renzi, tutt’ora in vigore, ha fortemente condizionato le scelte varate oggi dal CdA, dopo mesi di interim totalmente ingiustificati dal punto di vista industriale.

Resta insoluto il nodo della Presidenza ancora in mano al Consigliere anziano Antonio Marano che, nello spirito della criticata norma, doveva presiedere solo la prima riunione del consiglio e invece occupa impropriamente e stabilmente il ruolo che si è ritagliato, forte dell’ostruzionismo dei partiti di maggioranza che hanno di fatto bloccato i lavori della Commissione Parlamentare di vigilanza Rai.

Di queste nomine salta agli occhi anche un’altra evidenza, oltre al tratto politico delle scelte: come denunciato dalle CPO Rai e Usigrai le donne arretrano nelle posizioni di vertice e nessuna delle testate giornalistiche è guidata oggi da una Direttrice.

Infine suona come un avviso ai naviganti l’ingerenza denunciata dal Cdr del Tg3 da parte di un componente della Maggioranza, alla vigilia delle nomine. Siamo vicini alla redazione che difende la correttezza del proprio lavoro, inteso sempre e solo al servizio dei cittadini e del pluralismo dell’informazione. 

Esecutivo Usigrai