di Luca Salici
Per la prima volta i benefici della Legge Bacchelli saranno dati a chi ha combattuto le mafie con due semplici strumenti: la penna e la costanza. Riccardo Orioles da ieri è finalmente andato in “pensione”, ma ciò ovviamente non servirà a farlo stare a riposo. Anzi. Da mesi la campagna #MandiamoInPensioneOrioles, nata con una petizione su Change.org, chiede al Governo di dare un riconoscimento al giornalista nato a Milazzo 67 anni fa. Fondatore de I Siciliani con Pippo Fava, il giornalista antimafia Riccardo Orioles non ha mai lavorato, in 40 anni di onorata carriera, con contratti di lavoro e retribuzioni da “giornalista”. È riuscito a racimolare solo 4 anni di contributi grazie al settimanale “Avvenimenti” negli anni Novanta. Per questo da anni viveva con una pensione sociale di poco più di quattrocento euro. Soldi con cui far fronte agli acciacchi della vecchiaia, alle cure quotidiane, alle spese per i farmaci. Un caso di ingiustizia sociale bello e buono. Per anni ci siamo scervellati sul da farsi, alla fine la migliore proposta era quella di trovare un modo per ottenere i benefici della legge Bacchelli. Per questo il 26 dicembre, rosso in calendario, quindi il giorno più sbagliato in cui lanciare una petizione, mi sono armato di buona pazienza e ho scritto una lettera alle più alte cariche dello Stato. Chiedendo semplicemente “una pensione da giornalista per Riccardo Orioles” bit.ly/MandiamoInPensioneOrioles.
I successi di un lavoro collettivo
La campagna, soprattutto sui social media, ha avuto un successo e una eco incredibile: oltre 32mila firme in pochissimi giorni e tanti testimonial – da Roberto Saviano a Pif passando per Ninni Bruschetta e Lorenzo Vizzini – che hanno moltiplicato l’effetto della petizione. Ma il più bel risultato è stato ritrovarsi in tanti, donne e uomini che sono stati formati dal maestro di strada e di giornalismo Riccardo Orioles e che per questa causa hanno dato tutto: sebbene abbiano un’età che va dai venticinque ai sessant’anni, sono sempre “carusi”, come quelli di Pippo Fava. Si sono rincontrati dopo anni e anni di distanza, in un gruppo su facebook frequentato quotidianamente da 700 persone. E insieme stanno pianificando il nuovo numero de I Siciliani giovani, ieri presentato a Parigi proprio dal direttore Riccardo Orioles.
Tanti gli strumenti organizzativi che il comitato “Mandiamo in pensione Orioles” ha utilizzato: pagine, chat e gruppi Facebook, menzioni e tag a catena su Twitter, messaggi di gruppo WhatsApp, foto e community su Instagram, YouTube per i video doc, Google Drive per gli strumenti di scrittura partecipativa. E poi l’editoria, come la pubblicazione dei libri di Riccardo Orioles su Amazon.it, Payhip, Google Play e iTunes. Strumenti digitali fondamentali, ma che sono inutili senza qualcuno pronto a dedicare le proprie giornate.
E così è nata una vera e propria redazione diffusa (e un po’ confusa). Con tanto di capiredattori, tecnici, addetti stampa, grafici, webmaster, “stagisti” full o part-time e consulenti da tutte le parti del globo. Perché sul gruppo #MandiamoInPensioneOrioles funziona così: tu scrivi che ti serve una mano e ti risponde Sandro da Londra, Antonino da San Francisco, Chiara da Parigi, Luca da San Diego, Liber Azione da Rosario in Argentina e pure Gianpiero da Isnello.
In questi mesi ognuno ha dato il suo apporto: gli artigiani siciliani hanno donato cioccolata, vino e birra etichettandole con un Orioles disegnato da Mauro Biani, i promotori della campagna hanno pubblicato i suoi libri sugli store digitali, le ragazze e i ragazzi di Worth Wearing hanno realizzato le tshirt con le illustrazioni di grandissimi disegnatori coordinati da Gianpiero Caldarella. Sarebbe difficile nominarli tutti per ringraziarli. Ma il loro unirsi, il loro lavoro in rete, è stato ed è un fatto politico.
La politica, quella delle istituzioni, ha dimostrato di essere sensibile ai temi partiti e condivisi dal basso. Innanzitutto il Premier Gentiloni, che in questi mesi ha tenuto un filo diretto con i promotori della campagna. E poi i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, primi firmatari insieme a Rosy Bindi, Claudio Fava, Celeste Costantino, Fausto Raciti, Massimo Bray, Gennaro Migliore, Sergio Boccadutri e tanti, tantissimi, altri. Senza dimenticare l’Ordine dei Giornalisti, i presidenti Enzo Iacopino e Riccardo Arena per la Sicilia, la FNSI e l’instancabile Beppe Giulietti, il sostegno continuo dell’Usigrai e di Vittorio Di Trapani, l’associazione Articolo21 con Elisa Marincola, Stefano Corradino, Andrea Riscassi e tantissimi altri colleghi e amici. Insomma questa è una vittoria di tutti, de I Siciliani, dell’antimafia sociale (che non è mai stata in crisi), dei ragazzini dell’associazione Gapa del quartiere San Cristoforo a Catania, delle famiglie di Librino. È tutto merito di Riccardo e delle connessioni positive che ha creato in questi decenni di impegno antimafia. E noi, nel nostro piccolo, per ringraziarlo, gli abbiamo finalmente dimostrato che sappiamo fare rete. Alla faccia dei cavalieri dell’apocalisse mafiosa!