L’Usigrai aderisce all’appello “Illuminiamo le Lampedusa del mondo”.
In tempi di bilanci e di buoni propositi, questo è davvero un bell’impegno da prendere. Perché i riflettori si accendano e restino accesi per raccontare quello che accade attorno a noi, per svelare ciò che non va e dare forza a ciò che invece funziona. Togliamo dall’ombra e dal silenzio i tanti luoghi di frontiera del nostro paese e del nostro mondo.
È un bel programma che l’Usigrai ancora una volta fa proprio, perché come giornalisti del servizio pubblico – in un momento in cui tanti sono gli attacchi contro la Rai – riteniamo che sia proprio questo il nostro compito. Come abbiamo fatto in queste settimane, raccontando la strage del 3 ottobre, l’accoglienza vera degli isolani, e quella indegna di un paese civile mostrata dal video del Tg2.
Perché siamo convinti che non si debba aspettare che le persone siano costrette a cucirsi la bocca perché i media si occupino di loro. Perché il dramma di tanti malati, di persone disabili, fragili che vivono ai margini della società, pagando per primi i prezzi della crisi, devono tornare al centro dei nostri notiziari, troppi pieni dei tanti palazzi dei poteri. Perché non ci siano più guerre dimenticate, come invece accade oggi.
È in questa prospettiva che l’Usigrai ha proposto alla Rai di portare avanti insieme un progetto per creare a Lampedusa un centro multimediale sulle migrazioni, per fare memoria e raccontare le storie dei tanti che solitamente restano nel cono d’ombra dell’informazione. Un progetto per mantenere illuminata la luce sulle vite migranti che si sono intrecciate con le nostre, per dare voce a chi fugge da paesi devastati da guerre che si raccontano poco, per fare conoscere i sogni di chi spera in una vita migliore, di chi ce l’ha fatta e di chi è finito in un cimitero senza nome, per dare speranza ai tanti minori arrivati in Europa e che qui diventeranno adulti.