L’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea con il maggiore digital divide, la divisione tra chi si connette e che non si connette ad internet.
La Rai potrebbe giocare un ruolo fondamentale in questa battaglia per ridurre a zero la popolazione non raggiunta da internet ad alta velocità, su rete fissa o mobile, per la quale si stanno adeguando le infrastrutture di telecomunicazioni per superare questo ritardo entro il 2014. Ma la Rai ha già una rete di telecomunicazioni che potrebbe essere utilizzata a questo scopo, quella di Rai Way.
Questa azienda con i suoi ponti rappresenta una risorsa essenziale, in termini di infrastrutture e competenze, soprattutto perché garantisce il collegamento con tutti i televisori degli italiani attraverso le antenne terrestri. C’è la possibilità tecnica ed economica di sfruttare questa rete anche per portare un collegamento internet in tutte le case degli italiani, soprattutto nelle aree che gli operatori di telecomunicazioni considerano a fallimento di mercato.
La Rai proprio in quanto servizio pubblico, per il quale si paga un abbonamento con un canone, potrebbe ridefinire il suo ruolo anche garantendo la connessione e l’accesso alla rete soprattutto dove non sia conveniente dal punto di vista commerciale. Si tratta non solo in aree a bassa densità abitativa, ma anche di zone situate in prossimità del raccordo anulare di Roma, o lungo le vie consolari dove le aziende non riescono ad ottenere la connessione sufficiente ad operare in rete.
Sfruttando il segnale del digitale terrestre e’ possibile portare via radio, sfruttando frequenze già disponibili, internet anche in queste zone non raggiunte dalle reti attuali. La Rai sarebbe quindi un azienda fondamentale per la digitalizzazione dell’Italia, dopo quello della televisione terrestre, ora anche per l’accesso ad internet (originale progetto “All Digital”).
Secondo il ministero dello Sviluppo economico, ci sono ancora 2,8 milioni di italiani che non possono avere la banda larga terrestre (escluso il satellite, quindi) nemmeno se volessero. E i dati dell’osservatorio Between-Banda Larga registrano un digital divide piuttosto ramificato in Italia, legato alle caratteristiche orografiche del nostro Paese.
Per 1700 Comuni sui 8.094 italiani la tecnologia Adsl è disponibile solo per il 3 per cento della popolazione. Per altri 3.157 comuni si ha una disponibilità che varia tra il 6 e il 95 per cento della popolazione. Questo per ciò che riguarda l’Adsl.
La copertura internet via radio, il wireless, contribuisce a superare il digital divide per appena il 5 per cento della popolazione, parliamo di connessioni Umts/Hspa o Hiperlan/WiMax (tecnologia imparentata con il Wi-Fi). Il digitale terrestre copre, invece, quasi il 99% del territorio e della popolazione, di qui l’importanza di legare la banda televisiva a quella radio delle telecomunicazioni.
La Rai potrebbe svolgere quindi un ruolo essenziale non solo come operatore di telecomunicazioni, ma anche per un’altra questione che appare legata in modo indissolubile al ruolo svolto dal servizio pubblico nel dopoguerra nell’alfabetizzazione della popolazione, impersonata dalle lezioni televisive del maestro Manzi.
Perché se oggi il 50 per cento dei nostri concittadini dichiara di non aver mai navigato in internet, si tratta del record negativo di tutta l’Europa occidentale, la questione del digital divide è soprattutto culturale. Il nostro paese deve imparare a pensare e a lavorare con gli strumenti della rete. Ciò vale soprattutto per la scuola e la burocrazia. L’obiettivo vero quindi e’ quello che gli italiani si abituino a considerare l’accesso internet un servizio essenziale come l’utilizzo del cellulare.
Il ritardo è inaccettabile. Avere connessione ad internet nel 2013 vuol dire non essere collegati al resto del mondo, come lo era nel dopoguerra non avere strade e ferrovie.
La Commissione europea ci impone di risolvere il digital divide perché da questo dipende il nostro progresso economico e sociale. Coprire tutto il paese con la banda larga, spostando dati invece delle macchine e delle persone, ci farebbe superare molti dei problemi legati alla crisi economica, ad esempio la disoccupazione e l’inquinamento.
Garantire un collegamento minimo alla rete, ad esempio a 2 megabit, attraverso il canone radiotelevisivo, rappresenta l’uovo di colombo. Chi dice che gli italiani non usano abbastanza internet si potrà ricredere, basterà fornire un servizio di accesso alla rete direttamente nelle loro case per convingersi: milioni di abbonati alla Rai potranno facilmente collegarsi in rete e superare il digital divide proprio con la loro antenna terrestre; a promuovere questo nuovo servizio e il suo utilizzo sara’ proprio la cara, vecchia televisione di mamma Rai.
Carlo Alberto Morosetti