di Domenico Affinito
Un premio dedicato a Mimmo Càndito non è il ricordo di un amico, maestro e collega che non c’è più. È il voler testimoniare un esempio di giornalismo che sta, purtroppo, scomparendo. Questo ho pensato quando Marinella Venegoni, moglie di Mimmo e collega della Stampa, mi ha scritto che aveva intenzione di intraprendete il progetto.
«Intitolare un premio a Mimmo Càndito – mi ha scritto Marinella – significa osservare alcune linee guida: indipendenza nella ricostruzione e nella rappresentazione dei fatti; la competenza necessaria per interpretarli e collocarli in un contesto storico, geografico, e culturale; valorizzazione di un impegno per la comprensione del mondo e i nessi e conseguenti condizionamenti della realtà italiana, rendendolo intellegibile a chi legge». Insomma, come Mimmo ha vissuto la nostra professione nel corso della sua vita.
L’ho trovata fin da subito un’idea geniale, una battaglia d’avanguardia a dispetto di quello che alcuni potrebbero pensare. Perché oggi, più che mai, c’è bisogno di un giornalismo indipendente, competente, verificato, accurato, impegnato, profondo e al contempo semplice. Oggi che il giornalismo ha smarrito la strada sotto il vento della crisi economica, del cambiamento tecnologico e dei giochi di potere di quelli che vorrebbero un mondo senza cronisti.
Propio oggi ha ancora più senso, e valore, premiare «chi dimostra di sapersi più avvicinare a queste caratteristiche – cito sempre la mail di Marinella –. Sia attraverso il lavoro sul campo (la specialità di Mimmo), che attraverso la cronaca, l’analisi e il commento riguardante il mondo che ci circonda e che ci condiziona». Mimmo lo diceva sempre: «Non c’è giornalismo senza contatto profondo con la realtà»; e poi aggiungeva: «A Torino come a Bagdad». Perché anche se abbiamo intorno mille mondi, il giornalismo, nei suoi valori fondanti, rimane sempre uno.
E così mi ritrovo al fianco dei tanti colleghi e amici che hanno condiviso lo spirito e la vita di Mimmo: Fabrizio Assandri, Remo Bassetti, Francesco Battistini, Lorenzo Bianchi, Luciano Borghesan, Giovanna Boursier, Dario Buzzolan, Giuseppe Cándito, Paola Caramella, Maurizio Carandini, Giovanni Cerruti, Alessandra Comazzi, Tana De Zulueta, Vittorio Dell’Uva, Franco Di Mare, Antonio Ferrari, Raffaele Fiengo, Mara Filippi Morrione, Marco Francalanci, Maria Gianniti, Giuseppe Giulietti, Lucia Goracci, Enzo Marzo, Anna Masera, Gian Giacomo Migone, Claudio Monici, Mario Montalcini, Luigi Offeddu, Vittorio Pasteris, Giovanni Porzio, Domenico Quirico, Alberto Simoni, Gabriella Simoni, Marino Sinibaldi, Alberto Sinigaglia, Maria Elena Spagnolo, Stefano Tallia, Lorenzo Tondo, Ugo Tramballi.
Per far decollare il progetto c’è bisogno di tutti i colleghi, ma anche dei lettori, che credono ancora in questa stupendo, ma bistrattato mestiere. Lo si può fare donando quel che si vuole sul link crowdfunding https://www.retedeldono.it/premio-mimmo-cándito. Spero partecipiate in tanti. #MimmoATestaAlta