Dalla “rivoluzione” al “tutto come previsto”. Dopo la sceneggiata dei casting, tutto si conclude con l’ad previsto da settimane.
La rivoluzione può attendere: per ora in scena solo il vecchio rito di spartizione partitocratica.
Un motivo in più per dire a uno dei protagonisti – il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio – di cominciare con il portare rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della Rai: altro che “parassiti e raccomandati”, in Rai lavorano professionisti che garantiscono ancora oggi al Servizio Pubblico – nonostante il cappio dei partiti e dei governi – di essere la prima azienda radiotelevisiva italiana.
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