Ormai sembra una corsa contro il tempo facilitata dal vuoto normativo: questa volta il sindaco uscente di Roma, Gianni Alemanno, non ha aspettato neanche di vedere la fine della trasmissione di Report, “Romanzo Capitale” dedicata a mafia e politica nella capitale, per lanciare subito la sua richiesta di “risarcimento danni” con tanto di querela per diffamazione. Record di velocità e di messo usato: alle 22,50 e con un Twitter. Auguri!
Resta da capire se anche per il tribunale di Roma sarà sufficiente un cinguettio telefonico per aprire una procedura di risarcimento danni ed una querela temeraria in sede civile: tanto ormai, nelle more di una legge sulla diffamazione che risale all’8 febbraio 1948, tutti coloro che si risentono per una trasmissione Tv o per un articolo di stampa, vanno subito al tribunale civile a chiedere risarcimenti milionari.
Dopo l’Eni con la sua incredibile richiesta di 25 milioni di risarcimento per una trasmissione sempre di Report, ora ci vorrebbe tentare il sindaco a fine mandato di Roma. Che, volendo, potrebbe occuparsi della sua campagna elettorale o delle tante inchieste che lo stanno lambendo. Ed invece ecco che anche il sindaco di Roma approfitta dell’occasione per tentare di intimidire una trasmissione televisiva, “colpevole” d’aver fatto una inchiesta sui rapporti tra mafie,criminalità ed affari più o meno leciti che nella capitale, dal tempo della banda della Magliana, sono sempre stati legati agli ambienti della estrema destra.
Ma perché il sindaco Alemanno nel suo twitter non ha chiesto una rettifica? Perché è andato subito a lanciare la querela ed il risarcimento danni? Speriamo che ci risponda, anche se ne dubitiamo. Siamo invece certi che la Rai saprà adeguatamente rispondere in sede legale a queste minacce.
La verità è che anche questa vicenda contro una trasmissione televisiva come Report, fa capire quanto urgente sia mettere un freno, un deterrente a questo tipo di Querele temerarie e risarcimento di danni che hanno il solo scopo di intimidire i giornalisti che fanno inchieste per fare in modo che l’opinione pubblica non conosca tanti affari (e spesso,molto spesso, malaffari) che si nascondono nel sottobosco amministrativo di tante società private ed istituzioni pubbliche.
Non sono bastate le 100mila e più firme raccolte da Articolo21 e Libera Informazione dopo la querela annunciata dall’Eni contro Report: a questo punto non
si tratta più di cercare solo sostegno ai giornalisti minacciati di queste Querele. Ora bisogna portare queste firme al Parlamento e chiedere che la Camera dei Deputati ed il Senato, su iniziativa dei parlamentari che hanno già depositato disegni di legge adeguati per la riforma della legge n.47 del 1948 sulla Diffamazione, apra appena può (e quindi molto presto, speriamo) la discussione per modificare la legge ed i adeguarla alla nuova realtà dell’informazione in Italia, nell’epoca della televisione, del digitale e del Web, realtà quest’ultime neanche immaginate nel 1948 se non nel regno della fantascienza.
Già nel secondo dei nostri convegni,il 7 ottobre del 2012 (i cui atti sono stati stampati a cura di Libera Informazione e dell’Open society foundations), avevamo proposto al ministro Severino ed alle forze politiche, le modifiche di legge studiate dal nostro gruppo di avvocati e legali che lavorano allo “Sportello Morrione contro le Querele temerarie” aperto presso la Stampa Romana, ma con competenza nazionale.
Si tratta di modifiche di legge specifiche che hanno, nella sostanza,due direttrici: l’abolizione del carcere per i giornalisti condannati per diffamazione, il rafforzamento dell’istituto della rettifica in modo adeguato alla notizia data (se la notizia non fosse confermata), ma piena tutela dei diritti dei cittadini a non essere diffamati mettendo in piedi un organismo dell’Ordine dei Giornalisti che sanzioni le irregolarità gravi in modo adeguato.
In secondo luogo una forma di forte deterrenza per le querele temerarie, introducendo una somma risarcitoria a carico del querelante temerario ed a favore della persona ingiustamente querelata, depositata in forma cauzionale al momento della presentazione della querela temeraria, in misura del 10 o 20% della cifra richiesta in modo incauto.
Sono proposte che possono e devono essere discusse dal Parlamento, magari modificate o rafforzate: ma che comunque devono coprire un vuoto legislativo ormai quinquennale e devono avere l’obiettivo di tutelare il lavoro d’inchiesta dei giornalisti, difendendo la libertà di informazione e, contemporaneamente, la sfera personale,intima e privata delle persone, la loro dignità e integrità. Due diritti difesi entrambi dalla nostra Costituzione.
Ma bisogna agire presto, non c’è tempo da perdere.
Anche per questo Articolo21, Libera Informazione, la Federazione della Stampa, l’Usigrai, Stampa Romana e le associazioni come Ossigeno, Unione Cronisti che da tempo portano avanti questa battaglia sulla diffamazione e contro le Querele temerarie, hanno indetto per martedì 23 aprile 2013, alle 11,30 presso la FNSI in Corso Vittorio Emanuele 349, a Roma, una CONFERENZA STAMPA per presentare le firme raccolte in solidarietà di Report di RAI3 e di tutti i giornalisti minacciati in Italia, sia direttamente (è successo a Trapani, addirittura in un aula di tribunale),sia con lo strumento di Diffamazione e risarcimento danni con Querele temerarie.
Una occasione importante ed un invito esteso ovviamente all’Ordine Nazionale dei Giornalisti ,ed al governo attuale ed a tutti i gruppi politici presenti al Parlamento per invitarli ad aprire appena possibile la discussione sulla riforma della legge 47 del 1948 sulla diffamazione a mezzo stampa.
Santo della Volpe
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