Presentato al MaXXI il secondo rapporto ‘Illuminare le periferie. Gli Esteri nei Tg italiani’

Presentato nell’ambito della tappa romana del Festival dei Diritti Umani il secondo rapporto sugli esteri nei tg italiani “Illuminare le periferie”: un’indagine quantitativa e qualitativa che racconta quanta informazione arriva nelle tv italiane su temi internazionali e sociali. A parlarne Anna Meli di COSPE onlus, ong che insieme all’Osservatorio di Pavia ha curato il rapporto, Vittorio Di Trapani, Usigrai, Giuseppina Paterniti, direttrice del TG3, Ivana Tamai, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

Dal rapporto emerge chiaro un dato: ci sono notizie che nei TG italiani, erano e rimangono “periferiche”. Sono quei luoghi e quei temi dimenticati o poco raccontati. Parliamo di: povertà, conflitti endemici, epidemie, conflitti, terrorismo, relazioni internazionali e politica estera.

“Abbiamo fortemente voluto questo studio – dice Anna Meli di COSPE – perché lavorando nella comunicazione della cooperazione internazionale, ci siamo resi conto della difficoltà di far “uscire” su tv e media generalisti certi temi, certi paesi e contesti che sono a nostri parere fondamentali per capire e interpretare il mondo in cui viviamo. Non volevamo fermarci a una percezione, questo studio ci dà dei dati da cui partire e riflettere”.

Le fa eco Vittorio di Trapani: “il rapporto è uno strumento indispensabile, lo diffonderemo in tutte le nostre redazioni e attraverso le formazioni professionali, perché sia elemento di studio e di riflessione. L’agenda delle notizie si può cambiare e influenzare se alziamo lo sguardo”.

Lo studio, sostenuto anche da Fnsi e condotto da Paola Barretta e Giuseppe Milazzo, ricercatori dell’Osservatorio di Pavia, ha analizzato le edizioni del prime time delle 7 reti generaliste: Tg1, Tg2, Tg3 per le reti Rai; Tg4, Tg5 e Studio Aperto per le reti Mediaset e il TgLa7 per La7 analizzando oltre 14.000 notizie sia nel corso del quinquennio 2012 al 2018 entro cui esaminare la tendenza sia attraverso un’analisi qualitativa dei programmi di informazione e approfondimento sulle periferie del mondo nel corso del 2018 (91 nel 2018).

“Il TG3, con le finestre di approfondimento come TG3 Mondo – ha detto Giuseppina Paterniti direttrice del TG3 – i reportage andati nel corso delle edizioni del telegiornale delle 19 a dicembre sui conflitti dimenticati, gli approfondimenti sui paesi europei al voto di maggio, hanno rilevato che l’attenzione c’è. E che va soltanto coltivata. Con coraggio e anche cercando forme nuove per arrivare alle persone. E’ una strada che perseguiamo con convinzione e che sono anche suffragate da buoni ascolti. La sensibilità a questi temi non può essere sporadica”.

IL TG3 non è la sola eccezione, ma rimane sicuramente la punta più alta di informazione che “alza lo sguardo”, anche se il rapporto rileva l’alta qualità dei servizi di approfondimento condotti dalle varie reti.

Rimane però una sostanziale contrazione, nel 2018, della pagina complessiva degli esteri che con il 19% di attenzione, torna ai valori del triennio 2012- 2014: 9721 notizie in un anno, con un calo di visibilità quasi del 30% rispetto al 2016 (e una media di 3,8 notizie a notiziario).

Inoltre i racconti di guerre e conflitti, nel corso del 2018, appare ridotta: il 4% di attenzione, il dato più basso in 7 anni di monitoraggio (2012- 2018). Povertà, conflitti endemici, epidemie, restano in questo stesso lasso di tempo, il fanalino di coda con l’1% di visibilità, qualificandosi dunque come “gli invisibili” della pagina estera. Anche i paesi come la Libia e la Siria, teatro ancora oggi di conflitti, di scontri e di vittime, entrano nell’agenda degli esteri in modo marginale. Ormai del tutto “dimenticati” dall’attenzione dell’informazione di prima serata, vi sono paesi come l’Iraq e l’Afghanistan.

La pagina degli esteri in senso stretto (conflitti, terrorismo, relazioni internazionali e politica estera) passa dal 9% degli anni 2012-2014, al 16% del 2015, e al 20% nel biennio 2016-2017, per poi diminuire in modo significativo nel corso 2018 con un’attenzione pari al 9% (sul complessivo dell’agenda dei telegiornali), e tornare in linea con le rilevazioni di 5 anni fa.

Uno dei dati che salta agli occhi è la riduzione di circa un terzo della visibilità che riguarda l’Africa: è infatti il continente che, nel corso del 2018, registra il dato più basso di visibilità degli ultimi 7 anni: 440 notizie contro le 1.152 di due anni fa. Se si escludono fatti di cronaca come calamità naturali, atti terroristici e rapimenti che riguardano nostri connazionali (il rapimento in Kenya di Silvia Romano e la morte del cooperante di COSPE a Capoverde, David Solazzo, ricordato durante la presentazione).

Anche là dove si registrano aumenti significativi, come accade con il fenomeno migratorio, che raggiunge quota 10%, si nota che il focus delle notizie si concentra sulle questioni dei porti, del Mediterraneo e della gestione delle frontiere, indagando – ancora troppo poco o in spazi e orari da “confino” – proprio sulle situazioni di conflitto e sulle condizioni socio economiche dei paesi di origine. Stessa cosa per il tema “Europa” che dal 2015 a oggi, accresce la propria centralità nell’agenda degli esteri passando dal 36% del 2014, al 51% nel 2018. Un valore aumentato però in ragione della copertura degli attentati terroristici avvenuti in differenti paesi europei e dell’immigrazione.

“Parlare di migrazioni, senza conoscere niente dei paesi di provenienza dei migranti, le guerre, le carestie che affliggono certi paesi – dice ancora Vittorio di Trapani– non permette ai cittadini di capire davvero cosa sta succedendo nel mondo, e alimenta la narrazione dell’invasione e del nemico”.

“i cittadini hanno il diritto di sapere – chiosa Anna Melie di essere informati, di comprendere quali e quante relazioni ci legano al resto del mondo, per poter interpretare la realtà e poter fare delle scelte consapevoli ogni giorno: da dove viene il coltan usato nei nostri telefonini, quali sono le filiere del cibo, dell’abbigliamento. Capire il fenomeno migratorio. Tutti noi, ong e media, abbiamo una grande responsabilità in questo senso”.

Su questo un dato confortante arriva proprio dall’analisi delle “voci delle periferie”: sempre di più infatti nei servizi compaiono le opinioni della società civile., delle associazioni, delle ong, dell’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, impegnata nella divulgazione e conoscenza dei paesi dove è presente, e che ha patrocinato questo evento.

La centralità di questa “nuova” voce dalle periferie si accompagna alla copertura di alcuni temi, meno presenti negli anni precedenti: come ad esempio i diritti negati e gli effetti della crisi economica sulle persone comuni. Seguono le voci delle associazioni e delle organizzazioni (con il 32%).

Sebbene la maggior parte dei programmi che si occupano di esteri e luoghi dimenticati siano trasmessi in seconda o terza serata, riducendo in parte le possibilità di raggiungere un pubblico maggiore, dobbiamo anche tenere presente che le forme di fruizione del contenuto televisivo di canali tradizionali consente una visione autonoma e sganciata dagli orari del palinsesto standard. Tutte le trasmissioni visionate per il report sono infatti disponibili gratuitamente sulle piattaforme streaming dei network.

Questa ampia mole di dati, comparati e analizzati nel secondo rapporto “Illuminare le periferie”, è stata elaborata principalmente, come scrivevano il presidente e il segretario della FNSI “per fornire stimoli all’azione e per arricchire la dimensione etica e professionale di ogni giornalista”.

Uno strumento che vuole diventare occasione periodica di incontro e dialogo per gli operatori dell’informazione sui luoghi dimenticati, sulle cause e conseguenze delle diseguaglianze, delle tante ingiustizie di cui non si parla, e delle violazioni dei diritti umani che restano nascoste.

>>> SCARICA IL RAPPORTO “ILLUMINARE LE PERIFERIE. GLI ESTERI NEI TG ITALIANI”