Non si vive di solo pallone, non è vero che le polemiche , i “bla,bla” dei talk portino ascolti.
Alcune esperienze dirette, sul campo, mi portano a dire con cognizione di causa che raccontare il Paese, il mondo, anche attraverso storie di sport, può essere un’arma vincente, alternativa alle spese milionarie di certi diritti sportivi e più rispondente al servizio pubblico.
La mia ultima esperienza in Libano, per documentare lo sport nei campi profughi palestinesi, mi ha confermato queste idee.
La trasmissione “5′ di recupero” su Raiuno alle 20,33, questa volta non realizzata nella consueta formula con un personaggio in studio ma con un reportage dal Libano, ha ottenuto indici di ascolto addirittura superiori. Come del resto era accaduto nel corso delle dirette tra le tendopoli dei terremotati in Emilia e gli azzurri nel corso degli europei, come dimostrato in altre numerose occasioni nelle quali è stato raccontato lo sport da una diversa angolatura. Cose che altri servizi pubblici in Europa fanno regolarmente (e non solo nello sport).
Qualità, risultati in termini di ascolto, servizio sociale, divulgazione di valori autentici, dovrebbero essere i parametri guida della Rai che troppo spesso abbandona il suo ruolo, anche quando parla di sport.
Carlo Paris, Rai Sport