Parlare di riorganizzazione significa parlare innanzitutto di prodotto. Come sottolineato dall’Usigrai, le voci che in questi giorni si sono rincorse su possibili accorpamenti di testate non possono essere prese in considerazione se prima non si chiarisce come dovrà essere impostata l’offerta informativa del Servizio Pubblico.
Accorpare per accorpare sembra soltanto un escamotage per fare tagli lineari che portano risparmi marginali o favorire qualche direttore amico. Se davvero viale Mazzini ha intenzione di riformare finalmente l’informazione RAI, si confronti con i CdR e l’Usigrai, senza dimenticare che sono i giornalisti quelli che poi fanno informazione.
Qualità, autorevolezza, diversificazione, sono punti per noi irrinunciabili.
Se davvero viale Mazzini intende risparmiare, allora non acquisti da società esterne programmi realizzabili con risorse interne, razionalizzi le spese con processi trasparenti e mirati alla produzione, senza trincerarsi dietro un fantomatico segreto industriale che chiude ad ogni ipotesi di controllo.
I budget dei telegiornali rappresentano voci di spesa piuttosto basse rispetto al bilancio dell’Azienda, eppure i Tg sono l’asse portante del servizio pubblico: siamo certi che una riforma sia necessaria ma per liberare la RAI dai partiti e dai governi, per non permettere la creazione di centri di potere e, soprattutto per offrire un prodotto ancora migliore ai cittadini. La RAI è un bene pubblico, non dimentichiamolo mai.
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