Gentile Presidente, Gentile Direttore Generale, Gentili Consiglieri, abbiamo deciso di scrivere questa inusuale lettera aperta perché la tendenza al ridimensionamento dei nostri ascolti ci preoccupa molto. Per la prima volta nella storia dei rilevamenti, nel primo semestre 2013 perdiamo addirittura il primato nella fascia 6.00-9.00. I dati, progressivi e costanti, sono peraltro coerenti con il calo degli introiti pubblicitari, altra spia d’allarme. A questo declino – secondo noi non ineluttabile -noi vorremmo rispondere con una nuova sfida: arrivare al 2016 con una Radio che diventi agenzia di notizie, fonte di inchieste, laboratorio crossmediale.
Il mercato radiofonico cresce e consente nuovi investimenti. Bisogna allora ritrovare la centralità del progetto radiofonico che ci appare offuscata, non soltanto dalle difficoltà economiche delle quali ci rendiamo perfettamente conto. Ecco il perché di questa lettera: vogliamo parlare del nostro futuro.
Per parlare del nostro futuro dobbiamo necessariamente partire dal nostro passato. Il Giornale Radio Rai è nato nel 1994 non per l’impossibilità di continuare ad offrire tre prodotti, GR1,GR2,GR3, ma per l’esigenza di superare la concorrenza interna e trasferirla nei confronti dei network privati. A gestire questo piano sono state chiamate, ai suoi inizi, grandi firme del giornalismo italiano: rappresentavano garanzia di autorevolezza e concorrenzialità nel rispetto del pluralismo.
Oggi, mentre la concorrenza privata si fa più aggressiva e il mondo dell’informazione è alle prese con la rivoluzione della Rete e dei nuovi modi di fruizione delle notizie, nella Palazzina G2 di Saxa, invece, una redazione demotivata e mal gestita si affanna per realizzare un prodotto informativo vecchio, ripetitivo, talvolta autoreferenziale, improntato ad un malinteso senso dell’equilibrio informativo che sconfina nella noiosa “ufficialità”. Un prodotto nel quale, soprattutto, sembra mancare il Paese reale.
Il modello All News di Radio 1 non può sempre essere leader di ascolti. Ma è una garanzia di Servizio Pubblico, se si avesse la determinazione di puntare sull’attualità nazionale e internazionale. Per questo da tempo auspichiamo un progetto innovativo che sappia interessare le nuove generazioni, rispondere alle esigenze di informazione del mondo del lavoro e dell’intera società, guardare oltre i confini di un insopportabile provincialismo italiano, fare approfondimento, aggiornare il “sound” di Canale. Ripensare cioè il Palinsesto, anche in modo sinergico con quelli di Radio 2 e Radio 3. L’ambizione è di riacquistare identità e autorevolezza per la Testata e quel “senso di appartenenza”, che ci appare annebbiato. E vorremmo anche discutere dei meccanismi produttivi e dei linguaggi, cosa che non facciamo da troppo tempo, dell’utilizzo delle opportunità offerte dal digitale terrestre, della necessità di tornare a investire in aggiornamento tecnologico e formazione professionale.
In modo non retorico vogliamo dire che abbiamo bisogno di un forte sostegno da parte dell’Azienda. Non potremo parlare di All News con pochi inviati, di informazione moderna e vivace con pc vetusti, con un sistema editoriale e di montaggio audio obsoleto, senza macchine o taxi per andare a raccontare il Paese, senza metodi di trasmissione digitale anche in esterna (mini Ipad) e privi, nelle situazioni cruciali, del prezioso lavoro dei colleghi tecnici. Noi comprendiamo appieno le esigenze di bilancio e lo abbiamo dimostrato con la nostra responsabilità dopo il recente accordo sull’organico non ancora del tutto attuato. Ma permangono molte “line” incomplete da anni. Infine: potremmo riuscire anche a fare la migliore Radio del mondo ma scoprire che in certe zone è del tutto assente. Il miglioramento della ricezione del segnale previsto dal Piano Industriale è per noi importantissimo.
Siamo convinti che la centralità del modello televisivo abbia penalizzato a lungo la duttilità dello strumento radiofonico in Azienda, la possibilità di farne un mezzo avanzato per raggiungere fasce generazionali e sociali con le quali la Rai non appare in sintonia. Per invertire la tendenza occorre coraggio, conoscenza dello specifico radiofonico, autorevolezza e superamento di logori equilibri. E’ giunto il momento di voltare pagina. I giornalisti del Giornale Radio Rai sono pronti a fare la loro parte, come sempre con scrupolo professionale e orgoglio di Testata. Cordialità.
Il Comitato di Redazione del Giornale Radio
(Mario Vitanza, Riccardo Cristiano, Massimo Giraldi, Sandro Marini, Luigi Massi)