Spesso, troppo spesso, siamo costretti a denunciare che nel nostro mondo operano troppi “mercanti”, ignari della funzione sociale di una libera informazione a tutela dei diritti dei cittadini e attenti soltanto ai loro interessi.
Sconcerta l’idea che ad agire su quella linea sia il governo che punta ad una sospetta “razionalizzazione” dei costi della Rai. Non debbono esserci, sia chiaro, zone franche e non solo, come con richiami continui che alimentano sospetti, per la difficile situazione economica del Paese.
Immaginare che si risolvano i problemi accorpando le sedi regionali, ad esempio quella dell’Abruzzo con quella della Puglia (ma chi pensa queste cose, lo conosce il territorio?), appare più una operazione di immagine, negativa, che un contributo concreto al risparmio.
La sola ipotesi di fare cassa, sottraendo al controllo della Rai, anche parziale, le Torri se collegato con il prelievo forzoso di 150 milioni di euro dovrebbe portare non i giornalisti tutti ma la cittadinanza ad insorgere con la stessa indignazione che fece archiviare ogni progetto analogo qualche anno fa.
Qui non ci sono in gioco privilegi, ma diritti: quelli dei cittadini ad avere dalla Rai, servizio pubblico, una informazione che dia spazio alla vita reale e non si limiti ad alimentare i sogni con un balletto, approfondisca i problemi e non li nasconda dietro un “pacco”.
Enzo Iacopino, presidente del Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti