Cinque stati canaglia – Siria, Cina, Iran, Bahrain e Vietnam – cinque aziende canaglia – l’italiana HackingTeam, il britannico Gruppo Gamma, la tedesca Trovicor, la francese Amesys e la statunitense Blue Coat Systems. Anche quest’anno Reporters sans frontières ha individuato i nemici mondiali della libertà di informazione. Non solo le nazioni in cui è attiva la repressione nei confronti di giornalisti, blogger e cyber-dissidenti. Al Rapporto Press Freedom Index 2013 si è aggiunto un dossier speciale sulle aziende che vendono sistemi di sorveglianza informatica ai regimi. E’ l’era dei mercenari digitali – dice l’organizzazione che da molti anni si batte in difesa di chi rischia la pelle per fare buona informazione.
“Se queste imprese hanno scelto di vendere tecnologie ai regimi dittatoriali – accusa Reporters sans frontières – devono sapere che i loro prodotti possono essere usati per spiare dissidenti, giornalisti, e attivisti digitali”.
Ai redattori del magazine CNET, l’azienda italiana citata da Reporters sans frontières afferma di aver fatto di tutto per garantire che il software non finisca ai regimi che sono nelle liste nere dell’Unione europea, degli Stati Uniti, della NATO e analoghe organizzazioni internazionali.
Negli ultimi mesi – si legge nel rapporto – Siria, Cina, Iran, Bahrain e Vietnam hanno intensificato l’attività di spionaggio digitale nei confronti di giornalisti e dissidenti, 180 dei quali sono tuttora in carcere.
La tecnica privilegiata è la Deep Packet Inspection, che permette di sorvegliare in profondità il traffico dati, identificare gli utenti e isolare le comunicazioni. Per limitare i danni, Reporters sans frontières mette a disposizione un “kit di sopravvivenza digitale”, sul sito WeFightCensorship.org