di Carlo Verna
Non è completamente vero quel che si cantò con successo già molti anni fa ovvero “Video killed the radio stars”.
Ci sono voci che sono popolari e si fanno riconoscere come i volti. Quella di Riccardo Cucchi è sicuramente la più nota a chi segue lo sport. Da ragazzo Ameri e Ciotti erano per me dei veri e propri miti per cui conservo con orgoglio professionale la registrazione di quel giorno degli anni novanta quando un cambio di scaletta in corso d’opera deciso dall’allora conduttore Massimo De Luca, perché la Juventus perdeva inaspettatamente a Napoli, comportò che il San Paolo si dovesse inserire tra i loro due campi.
Quindi il grande Enrico dava a me la linea e io la giravo a “the voice”. Ancorché roca, anzi forse proprio per questa sua peculiarità, indimenticabile quella di Sandro. Ma nella trasmissione più famosa della radiofonia italiana, dopo la scomparsa dell’altro magnifico, Alfredo Provenzali, l’anello di congiunzione fra il “Tutto il calcio minuto per minuto” degli anni d’oro con Roberto Bortoluzzi in studio e quello della concorrenza tra diretta radiofonica e televisiva delle pay tv è stato soprattutto Cucchi, apprezzata prima voce anche della finale dei mondiali del 2006 vinta dall’Italia e caporedattore dello sport di Radiorai,che è indiscussa leader per l’offerta informativa non solo del calcio,ma pure di tutte le discipline olimpiche e dei motori.
Riccardo che ha deciso di lasciare microfono e scrivania ha tra gli altri meriti quello di aver promosso più di ogni altro la trasformazione di tutto il calcio minuto in tutto lo sport minuto per minuto ovviamente non in un’unica trasmissione ,ma nella filosofia di palinsesto proposta ai vari direttori della rete all news radiofonica.
Questa scelta ha consentito una visibilità per così dire (impropriamente) “in chiaro” per molti campioni non del calcio.Una scelta che il servizio pubblico avrebbe dovuto fare anche per l’offerta televisiva non relegando molti grandi eventi nazionali diversi dal pallone esclusivamente sulla rete tematica sportiva.
Chi se non la Rai può e deve promuovere,usando per questo anche le reti generaliste, tennis, atletica,nuoto, nonché tante altre discipline ricche di valori e di campioni,ma povere nelle casse perché i diritti dei loro avvenimenti non valgono commercialmente?
A proposito di risorse. Con le poche a disposizione della radio, Cucchi ha cercato di dare un impulso anche alla presenza sul web,il dente che più duole,sul quale il ritardo Rai è fortissimo.
Lo ha fatto mentre continuava a prestare particolare attenzione allo specifico del linguaggio radiofonico. E questo è un altro punto importante,di rilievo sindacale,su cui soffermare l’attenzione mentre una pagina si volta.
Quando lo sport di Radiorai fu incorporato dalla nascente Tgs ad inizio degli anni novanta, l’esperienza non lasciò un segno positivo.Si ritornò, causa evidenza dei test sul campo,all’antico.
All’Olimpiade di Barcellona del 1992 Cucchi fece l’atletica per la tv! Ora al settimo piano di viale Mazzini si pensa nuovamente a portare in Raisport anche la specifica redazione di Radiorai.
La memoria non è semplicemente corta,manca del tutto.Salvo possibili, talvolta sperimentate e auspicabili sinergie, idea da respingere anche perché il titolare del palinsesto radiofonico non può che essere il direttore di Radiorai, che ha una leadership nel racconto sportivo proprio per il grande spazio che oggi viene dato alle dirette degli avvenimenti agonistici.
Tanto pregnante lo sport nella rete radiofonica all news da non potersi immaginare che debbano essere due diversi direttori a fare le scelte.
E’ dalla fine del mio secondo mandato alla guida dell’Usigrai,oltre quattro anni fa che non scrivo e non mi occupo di temi riguardanti l’organizzazione aziendale. Stavolta l’ho fatto su esplicito invito del segretario Di Trapani, che ha colto il mio rammarico per la decisione di Cucchi di andar via (per ora in ferie). Poteva anagraficamente rimanere ancora un po’ .Ha preferito fare diversamente.
E per questo mi prendo la libertà di aggiungere una postilla certo più di cuore che sindacale, ma senza smarrire un senso sociale: Caro Ric,ora il tuo addio a “Tutto il calcio” è su tanti siti e giornali, poi i riflettori si spegneranno e il microfono ti mancherà. Amiamo da troppo tempo il servizio pubblico per pensare che altrove possa essere la stessa cosa. Ma il mondo intorno è cambiato.
Se la De Filippi, icona della tv commerciale è a Sanremo,non sarà un reato portare in altre iniziative editoriali lo spirito del servizio pubblico,anche questa può essere una mission indotta dalla Rai, che per te in quarant’anni è stata scuola e palestra di attenzione alla gente.
Invasi da esterni, non alla radio fortunatamente, potrebbe essere questa la provocatoria risposta di quelli di lungo corso. In fondo Rai è per certi aspetti un’ entità astratta per me sono i cittadini che chiedono educazione, informazione, intrattenimento.