di Paolo Maggioni
Esistono pochi esempi di rapporti così saldi, anche a distanza di anni, tra alcune figure pubbliche e la loro comunità. Il segreto è forse il dialogo, la porta sempre aperta al confronto, quel farsi “pastori” che ha molto più senso laico e pragmatico, che strettamente dottrinale. I trentatré anni (1979-2002) alla guida della diocesi di Milano hanno saldato indissolubilmente alla città, e alla sua storia, il ricordo di Carlo Maria Martini.
L’arcivescovo e il raffinato biblista. Il tessitore di dialoghi con le complessità di una città attraversata da tensioni politiche, sociali ed economiche e l’ambasciatore di un cristianesimo costruttore di pace e di amicizia con le altre grandi religioni. Senza dimenticare il fortissimo rapporto con i media, una attenzione costante alla comunicazione -sfociata nella lettera pastorale Il lembo del Mantello- in cui Martini concentrava la sua attenzione sui mezzi di comunicazione di massa.
A partire da un dialogo immaginario con il televisore, Il Cardinale tracciò i criteri di una comunicazione che fosse rispettosa della realtà e dell’uomo e che, proprio per questo, fosse in grado di diventare uno strumento di educazione e di crescita. Molte iniziative sono previste per celebrare quello che sarebbe stato il suo novantesimo compleanno, mercoledì 15 Febbraio. Il Museo Diocesano -un gioiello incastonato nel parco delle Basiliche, fortemente voluto dalla stesso Martini, scomparso cinque anni fa- prenderà il suo nome.
C’è un film documentario di Ermanno Olmi, “Vedete, sono uno di voi”, in cui si raduna la Milano religiosa e laica per un omaggio all’Arcivescovo più amato e più vicino all’anima della metropoli. E ancora reading, dibattiti e incontri organizzati dalla Fondazione Carlo Maria Martini. In questa occasione parte anche il nuovo portale web con una ricca banca dati che contiene migliaia di documenti, scritti, foto, file audio, appunti, filmati, registrazioni e ricordi personali. Fra questi anche l’omelia pronunciata in occasione dei funerali di Eugenio Montale in Duomo.
E poi, una speciale call to action ai milanesi, cui sarà chiesto di raccogliere fotografie, super8, video e ricordi personali che vedano il cardinale protagonista. Segno di una città che non smette di volergli bene.