Mauro era goloso,lo sanno tutti, ma non soltanto di tiramisù e panna cotta, Mauro era goloso della vita. Una vita che ha sempre seguito i ritmi del suo lavoro. Non sono qui per dire quanto fosse bravo, per descrivere le sue imprese in Sudamerica, per ricordare la battaglia del Check-point Pasta di Mogadiscio, la Somalia, le guerre, i terremoti, le tragedie in giro per il mondo, le Olimpiadi ,gli europei e i mondiali di calcio, no, vorrei andare oltre e raccontare la Passione.
La passione per un mestiere che spesso ormai viene soffocato dalla ingordigia, dalla vanità, dagli interessi personali,dalle meschinerie burocratiche,un mestiere che sta sempre più perdendo quella che dovrebbe essere la sua caratteristica principale: la libertà.
Mauro voleva scrivere un libro perché il suo cuore era diventato uno scrigno troppo piccolo per gli infiniti ricordi. Sarebbe stato un gran bel libro, da leggere tutto d’un fiato, ricco di sorprese e aneddoti di ogni genere. Ogni tanto vedevo che prendeva degli appunti. Calligrafia improbabile, ma solo apparentemente disordinata, lui dava uno sguardo a quei fogli e fissava l’attimo. Proprio come quando con la telecamera regalava al telespettatore l’immagine,quella immagine che il suo intuito giornalistico non poteva farsi sfuggire.
Lo sport, un grande amore coltivato fin da quando era un ragazzo. Da 17 anni era entrato definitivamente nella sua vita professionale, e da campione, quale era, seguiva eventi e atleti con entusiasmo, lealtà, professionalità assoluta, sempre disponibile, però, a trasferirsi in zone più complicate, più’ disagiate. Mauro era una una certezza per ogni responsabile del suo settore, un angelo custode prezioso per ogni giornalista alle prime armi e non solo…Con il passare degli anni, però, le occasioni di rituffarsi nel suo mondo antico si erano ridotte ed è stato,per lui,un motivo di profonda amarezza. Non era, come molti, un accentratore, anzi, sosteneva che lo spazio era illimitato.
Tutti, se solo avessero voluto e amato profondamente questo mestiere, avrebbero potuto “consumare le suole delle scarpe”, come diceva Enzo Biagi, per andare a caccia di storie, di notizie,di personaggi da far conoscere. Non coltivava gli orticelli,consapevole delle sue qualità e di un bagaglio professionale invidiabile, era anche orgoglioso e mai avrebbe barattato la propria dignità per una trasferta. Non si faceva incantare dagli amici di facciata, da adulatori,mai generosi, sapeva chi era e che cosa era in grado di dare. “Se vogliono-diceva-io ci sono”, trascinato prevalentemente dal desiderio di regalare immagini, di cogliere sfumature sempre meno considerate. La Passione: la sua più fedele ispiratrice anche nei momenti di banale quotidianità .
Immortalare uno sguardo in conferenza stampa o in un allenamento significava dare “colore”, dare un’anima ad un servizio di routine. Ormai ci capivamo al volo,bastava un cenno, un battito di ciglia per scattare e arrivare, a volte, prima degli altri. Un’ intesa, fondamentale nel nostro lavoro. Insieme ad Atlanta,quando alla vigilia delle Olimpiadi ci fu il disastro aereo a New York e, poi, la bomba nel Parco Olimpico con le immagini girate da Mauro che ci furono richieste dalle tv straniere, insieme in Albania durante la guerra nel Kosovo e,poi, europei di calcio in Belgio e Olanda quando fummo arrestati a Rotterdam e picchiati dalla polizia olandese con altri colleghi della Rai (la nostra colpa,riprendere l’arrivo di un gruppo di disabili italiani per i quali non erano previste strutture adeguate).
Abbiamo viaggiato tanto e non solo in Europa, penso al Laos con Roberto Baggio,al Sudafrica, alla Cina con una marea di servizi anche non sportivi. Tra i tanti fiori all’occhiello,il mondiale di calcio in Germania nell’anno di calciopoli. Pensavamo di restare pochi giorni, abbiamo vissuto un sogno. Instancabile,Mauro… tra le sue rivendicazioni la “gold medal” del salto del pasto (durante le Olimpiadi di Pechino,espose questo cartello). Gambe gonfie che non frenavano la sua corsa. Non si fermo’ nemmeno quando si ruppe un dito di un piede, ai mondiali in Francia. Il lavoro,innanzi tutto. Camminava un po’ più piano, ma non salto’ un giorno. Grande e grosso con un cuore immenso.Disponibile con i colleghi, mai geloso, mai invidioso, curioso e preoccupato di far bene.
“Come erano le immagini? Sei soddisfatta”, la frase che mi disse qualche giorno fa e che mi ripeteva da decenni. Raccontava con soddisfazione quando Warren Beatty gli fece i complimenti per l’inquadratura o quando propose a Giorgio Armani di realizzare l’intervista con una azzeccata scelta di luci e il maestro severo e attento alla propria immagine rispose: “bravo, anch’io avrei fatto quella scelta”.
Quando ascoltavi i suoi racconti, vedi l’incontro con Marcello Mastroianni in aereo, era come stare a teatro. La sua umanità lo ha portato lontano. Poteva darsi delle arie,ma non ne aveva bisogno.Pensieri in libertà, i miei, tanti altri me ne verranno in mente. Spero di essere riuscita a descrivere,un po’ solo un po’ Mauro “intelligenza che ti fulmina,memoria prodigiosa per i dettagli,tanto da ricordare ogni torto subito e ogni nefandezza del giornalaro“, ha scritto di lui Ennio Remondino che lo conosce bene.
Il segretario dell’Usigrai ha concluso il comunicato di condoglianze con una frase che dovrebbe far riflettere “era tra i migliori esempi della tradizione del giornalismo per immagini del Servizio Pubblico che,purtroppo,si sta perdendo”. Giornalismo per immagini, dovrebbe essere l’abc della televisione.
Mauro lo sapeva e quando con quelle sue manone screpolate e piene di calli schiacciava il pulsante della telecamera accadeva una sorta di miracolo. Lui diventava leggero come una piuma, mai invadente,mai fuori posto, mai eccessivo. Leggero nel descrivere,nel fermare quell’attimo da regalare al pubblico e,soprattutto, a se stesso.
Mi mancheranno le discussioni per i tanti dolci che continuava a mangiare, la massa di capelli neri davanti agli occhi, gli zoccoli nei momenti di relax, le espressioni in romanesco, i commenti sulla Roma e sulla situazione politica, mi mancherà la sua simpatia. Mi mancherà quell’amico, goloso della vita.
Donatella Scarnati (TG1)