Diciamo le cose come stanno: siamo di fronte a un atto di prepotenza politica.
Con i partiti che pervicacemente impongono cambi alla guida di reti e testate.
Ovviamente non è un giudizio sui nomi, tutti professionisti di indiscusso valore.
Ma sul metodo.
Questa è l’ennesima prova che “fuori i partiti dalla Rai” è lo slogan ufficiale di chi siede all’opposizione.
Poi, non appena andati al governo, muta in “serve un riequilibrio”: ovvero, ora tocca a noi occupare.
In attesa del prossimo giro.
Così come ancora una volta è rinviata al prossimo giro la riforma della Rai.
Così come il recupero del gap di genere: fino ad oggi su 8 testate e 3 reti generaliste avevamo solo 2 donne, da domani si scenderà a 1.
Ora vedremo come l’Amministratore Delegato giustificherà questi cambi, e come il Consiglio di Amministrazione si piegherà ai diktat dei partiti.
Chissà se questa prepotenza si completerà accantonando il via libera definitivo al giusto contratto: in CdA vedremo chi pensa alle poltrone e chi ai diritti di lavoratrici e lavoratori.
Esecutivo Usigrai