di Paolo Borrometi
“La lotta alle mafie riguarda tutti. Nessuno può dire: non mi interessa. Nessuno puo’ pensare di chiamarsene fuori”.
Con queste parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che rimbombano ancora nella testa e nel cuore di chi crede nel sogno di una Terra senza mafie, siamo arrivati alla Giornata del 21 marzo, per la prima volta istituzionalmente sancita.
Saranno centinaia le piazze in tutta Italia nelle quali ragazze e ragazzi, donne e uomini, grideranno la loro indignazione contro le organizzazioni criminali.
Cosa nostra, ndrangheta, camorra, stidda, sacra corona unita (tutte scritte volontariamente minuscole!) hanno un unico obiettivo: impoverirci, toglierci la speranza nel futuro. Noi no, non ci stiamo. A maggior ragione dopo le vergognose parole scritte sui muri contro Don Luigi Ciotti.
Noi siamo quelli che, con il nostro lavoro quotidiano, vogliamo essere cittadini e non sudditi, “partigiani di questa nuova resistenza”, come urlava il Giudice Antonino Caponnetto, “la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali”.
Una giornata di festa, di ricordo, di lacrime e di sorrisi. Un giorno da cui ripartire per far camminare sulle nostre gambe le idee di chi oggi non c’è più. I nomi delle vittime delle mafie, donne, uomini, bambini, persone che non si sono mai arrese e che ci chiedono di mettere da parte le divisioni, i protagonismi, di metterci in gioco per il bene comune, per la libertà e la dignità di questo nostro amato Paese.
Perché, per dirla con le parole di Giovanni Falcone, “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una fine”.
Marciamo tutti insieme, questa è la nostra Terra, non la loro!