di Andrea De Luca
Il regalo del nonno per la prima Comunione cambierà la vita a quel bambino minuto e sveglio che non riusciva mai a stare fermo.
Il regalo è una bicicletta, la vita di Michele è segnata, lui da quel giorno pedalerà per tutta la vita fino all’ultimo tragico istante.
Michele Scarponi amava la vita, amava la sua famiglia, sua moglie Anna e i gemellini Giacomo e Tommaso, amava Filottrano e le sue Marche, amava la bicicletta e il ciclismo, soprattutto Michele Scarponi era amato, tutti gli volevano bene perché non potevi non volergli bene. Aveva sempre il sorriso aperto sul suo volto scavato dalle migliaia di kilometri di allenamento, aveva sempre una parola e un attenzione per tutti, l’ultima sua vittoria lunedi 22 aprile 2017 l’aveva dedicata alla sua gente, vittima del terremoto che ha colpito il centro Italia, perché Michele Scarponi non si prendeva mai sul serio ma non trascurava mai le cose serie della vita.
Professionista dal 2002 si fece conoscere al mondo del ciclismo l’anno seguente ad una grande classica la Liegi Bastogne Liegi quando lui ragazzino negli ultimi kilometri, sulla salita di saint Nicolas, scattò in faccia a sua maestà Lance Armstrong, poi all’arrivo ridendo disse; “sono andato così forte perché mi ha fulminato con gli occhi, mi ha guardato talmente male quando l’ho passato che non mi potevo mica fare riprendere!”.
Guardava il mondo con ironia Michele Scarponi, 26 vittorie in carriera, corse a tappe e gare di un giorno, vincitore del giro d’Italia 2011, vittoria retroattiva dopo la squalifica di Contador, Michele non la sentiva sua, ti guardava e ti diceva; “il premio in denaro non l’ho mai ricevuto quindi quel Giro non l’ho vinto!!” e poi si apriva in un largo sorriso.
Ridere della vita, e guardarne il lato positivo non ha mai tradito la sua natura Michele Scarponi anche quando nei primi anni di carriera fu coinvolto nell’operacion puerto e squalificato, vittima più che colpevole di un sistema che per 15 anni aveva perso il lume della ragione, è rientrato alle corse e ha dimostrato il suo valore, riscattandosi con le gesta agonistiche e con comportamenti di grande sensibilità verso tutto e tutti, quei comportamenti e quelle attenzioni che lo rendevano unico.
Per questo è riduttivo e ingiusto descrivere Scarponi con i freddi numeri delle statistiche, vittorie, podi e piazzamenti, come corridore era molto di più, nel Giro del 2016 a pochi km da una vittoria ormai in tasca, si fermò per aspettare il suo capitano Nibali per potere fargli il ritmo sull’ultima salita, portando così il siciliano alla vittoria della corsa Rosa .
Aveva un cuore grande Scarponi in gara e nella vita.
Un episodio recente è sufficiente per capire lo spessore umano, Scarponi stava correndo il tour of Alps in Trentino, quella che rimarrà l’ultima sua gara, stava lottando per la vittoria in generale dopo avere riportato la prima tappa, venuto a sapere che al giro di Croazia Niemiec suo compagno di squadra tre anni prima alla Lampre era caduto e si trovava in ospedale, per prima cosa, appena tagliato il traguardo, ha chiamato l’amico di un tempo per sincerarsi delle sue condizioni, cercando di risollevargli il morale con le sue battute che strappavano sempre un sorriso.
Per questo e per tanto altro mancherà a tutti Michele Scarponi, agli sportivi ai tifosi ai colleghi e mancherà soprattutto ai suoi cari.