“ll tema non è il riequilibrio, ma l’uscita dei partiti – tutti – dalla Rai. Sulla libertà del servizio pubblico e sulla libertà di stampa, l’Italia è sempre più lontana dall’Europa. Serve una riforma di livello di europeo, in linea con le sentenze della Corte Costituzionale e l’European media freedom act, unita alla certezza di risorse di lungo periodo”.
È il momento che la politica si assuma le proprie responsabilità e risolva in Parlamento la questione della legge di nomina dei vertici Rai, rendendo il servizio pubblico veramente libero e indipendente. È la richiesta che arriva da Usigrai e Federazione Nazionale della Stampa al termine di una conferenza stampa nella sede del sindacato unitario dei giornalisti italiani a Roma a cui hanno partecipato Ordine dei Giornalisti nazionale e del Lazio, Slc Cgil e le associazioni No Bavaglio, Move on Italia, Forum Terzo Settore, Giornale Radio Sociale e Articolo 21.
Per il segretario Usigrai Daniele Macheda “bisogna riformare la legge di nomina dei vertici della Rai e garantire risorse certe e di lunga durata all’azienda”. Noi lo diciamo da anni, con governi di ogni colore politico, ad esempio nel 2015 l’Usigrai, insieme alla Fnsi, scriveva: “Il Presidente del Consiglio aveva promesso di togliere la Rai ai partiti e restituirla ai cittadini. E, invece, l’ha messa alle dirette dipendenze del Governo”. Da allora non è cambiato nulla. Saremo monotoni, ma è evidente che il problema non è risolto e non si risolvono con i sit-in, ma in Parlamento. Abbiamo detto la nostra anche in Senato, abbiamo proposto una modalità di riforma della Rai con risorse certe. Lo abbiamo ripetuto anche alle commissioni cultura riunite”.
Macheda ha poi aggiunto: “Un termine che torna spesso in Rai è quello del riequilibrio. È evidentemente il segno di un sistema che non funziona se ognuno che arriva deve riequilibrare qualcosa. L’altro tema è l’ascolto dei cittadini che sono fruitori del servizio pubblico. I cittadini cosa si aspettano nel 2027 quando scadrà la concessione di servizio pubblico? Che servizio pubblico vogliono? Abbiamo avviato una fase di ascolto sui territori per arrivare a quella data.
I cittadini devono dire ai decisori politici che Rai servizio pubblico vogliono”.
Il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani ha aperto il suo intervento ricordando Carlotta Dessì, collega di Mediaset scomparsa a soli 35 anni.
Di Trapani ha poi rivendicato come l’Usigrai e Fnsi in questi anni abbiano impegnato l’allora Cda Rai a ricorrere contro il taglio di 150 milioni imposto dal Governo Renzi, così come portarono la Rai davanti all’Anac per le assunzioni di esterni e vinsero. Quindi lezioni di pluralismo nella contestazione non le accettiamo. In questa sala non ci sono solo dipendenti della Rai e giornalisti, ma realtà diverse che in questi anni hanno lottato per la libertà di stampa. L’articolo 21 appartiene ai cittadini che ricevono il servizio dell’informazione, è una battaglia con cittadini non della corporazione dei giornalisti”.
Sulla Rai di Trapani ha aggiunto: “Per quanto riguarda la riforma della Rai è sufficiente prendere il media freedom act e quanto detto in Commissione di vigilanza dal direttore generale dell’Ebu Noel Curran che richiamato l’importanza di preservare l’indipendenza dei servizi pubblici con stabilità di finanziamenti che in questo momento in Italia non è garantita. Propongo un patto etico a tutti i partiti – ha detto il presidente della Fnsi – le dichiarazioni fatte quando sono all’opposizione le ripetono quando sono al governo. Altrimenti saltano un giro. Li aspettiamo al varco al prossimo cda. Questo sindacato contestò il governo Draghi per un Cda dove era stato escluso l’unico partito di opposizione, Fratelli d’Italia”.
La segretaria della Fnsi Alessandra Costante ha esordito ricordando che la Federazione “è la casa di tutti i giornalisti, la sede dell’unico sindacato unitario dei giornalisti italiani”. Ieri – ha detto Costante – sono andata alle commissioni parlamentare Trasporti e Cultura e ho chiesto ai parlamentari una riforma della Rai di segno europeo. Il Media Freedom Act chiede all’Italia di dare alla Rai una governance che sia indipendente e che abbia finanziamenti certi. La Rai ha bisogno di autonomia e indipendenza, questo sì, ce lo chiede l’Europa, che ci chiede altresì che vengano garantiti il diritto di cronaca e una paga dignitosa a chi fa il giornalista. Tutto il resto è invenzione di chi vuole restringere il diritto di cronaca. Ieri ho detto ai parlamentari – ha detto Costante – “all’opposizione andrete tutti, l’autonomia e l’indipendenza conviene a tutti, in primis ai cittadini. Bene i sit-in, ma i partiti hanno l’obbligo di andare in Parlamento e andare a presentare riforme di legge. Questo mi aspetto che facciano le opposizioni ma anche la maggioranza. Questo feroce spoil system non fa bene a nessuno. Quei titoli vergognosi “700 euro, si vota 7 e 8 giugno” sono da non vedere più sulle pagine di un servizio pubblico che invece ha bisogno di altro per la tenuta democratica del Paese”.
Trackbacks and Pingbacks