Riduzione dell’informazione dei Tg. Nuovi spazi per società di produzione e agenti. Arrivo di altri esterni a condurre programmi.
Apprendiamo con stupore e sconcerto le indiscrezioni sui nuovi palinsesti che trapelano dai giornali e che sembrano ancora una volta rispondere a logiche ben precise: mortificazione dei professionisti interni, strapotere di agenti esterni. E la trasformazione dov’è? Quella esibita dai vertici ad ogni occasione per rilanciare la Rai Servizio Pubblico nel presente e nel futuro, dov’è?
La chiediamo da tempo, la pretendiamo oggi perché in gioco più che mai c’è il futuro dell’informazione di Servizio Pubblico, di quest’azienda e delle sue professionalità.
Quel che emerge, ancora una volta, è un’altra incomprensibile infornata di esterni.
Strada percorsa fin dall’inizio dalla dirigenza e che già negli anni scorsi si è ampiamente dimostrata fallimentare.
In molti casi l’arrivo di esterni ha coinciso con flop o inedite sconfitte.
E invece molte trasmissioni di successo fatte per le reti sono condotte da giornalisti interni.
vediamo la vecchia abitudine di mortificare le professionalità interne per premiare chi viene da fuori. E per questo i soldi si trovano.
Non si trovano invece per il cambiamento.
Non si trovano per una rivoluzione a cui i giornalisti RAI sono pronti da anni.
Come ormai invocato da tutti, dirigenza compresa, la rapidità di trasformazione è necessaria per non perdere altro tempo prezioso.
Noi siamo pronti per scelte condivise nell’interesse dei cittadini, dell’azienda e di chi ci lavora. Quindi prima e meglio.
Ritenevamo e riteniamo ancor più oggi che questa doveva essere la stagione della radicale riforma editoriale. E invece siamo di fronte alla ennesima stagione di esterni e nomine.
L’Esecutivo Usigrai