Il taglio di 150 milioni di euro per la Rai rischia di avere un impatto pesante per l’azienda e l’occupazione anche dell’indotto audiovisivo.
Si tratta di un taglio netto lineare, di dubbia legittimità perché lede il principio di indipendenza economica dei Servizi pubblici dai governi, e fuori da qualunque discussione sullo sviluppo e il futuro.
Inoltre, si impone un contributo preventivo alla Rai, ma non si mette in atto nessuna azione concreta per la lotta all’evasione, che già costa ai conti della Rai 500 milioni l’anno.
Ad aggravare la situazione l’ipotesi di vendita, seppur parziale, di RayWay. Alienare le torri è una scelta strategica errata. E per di più introdurre questa ipotesi per legge, nei fatti mette la Rai in una posizione di debolezza, costringendola a una svendita.
L’ipotesi di una riorganizzazione delle sedi regionali è affermazione vaga: ci opporremo a qualunque progetto che indebolisca la presenza della Rai sul territorio, che anzi andrebbe rafforzata proprio in prospettiva del rinnovo della Concessione del 2016.
Esecutivo Usigrai