Ora vediamo chi è che vuole conservare e chi vuole innovare.
La riforma della Rai non può essere ridotta a una banale ristrutturazione, ma deve essere un vero progetto di riorganizzazione e rilancio dell’informazione del Servizio Pubblico.
Leggeremo con attenzione la risoluzione della Commissione della Vigilanza, ma per il rispetto che si deve al Parlamento nessuno la tiri per la giacchetta.
Quindi, invece di fare battute, il Dg farebbe bene a spiegare perché non è disponibile a parlare dell’informazione sulle reti.
Perché continua a mortificare le risorse interne, permettendo demansionamenti e sottoutilizzazioni.
Perché parla tanto di trasparenza, ma intanto non accetta il confronto sui conti, e per giunta la selezione pubblica per giornalisti ottenuta dall’Usigrai è in spaventoso ritardo.
Come intende assicurare identità delle testate e il pluralismo dell’informazione.
Chi vuole riformare discute, si confronta e trova soluzioni.
Chi vuole conservare, rilascia dichiarazioni stampa a esclusivo beneficio della propria immagine.
L’Esecutivo Usigrai